Il brigadiere di Asso che uccise il suo comandante sarà scarcerato. Chiesta la libertà vigilata

Il caso Antonio Milia era «incapace di intendere e di volere» quando sparò a Doriano Furceri . È considerato pericoloso: il giudice ha disposto il trasferimento in una Rems, ma non c’è posto

Lo scorso 9 marzo 2023, il giudice aveva disposto la scarcerazione dell’indagato e la traduzione in una Rems i cui posti tuttavia, all’epoca, risultavano tutti occupati. Le Rems sono le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari chiusi nel 2015. Nelle Rems trovano collocazione persone per cui è stato stabilito che la misura idonea ed adeguata per assicurare le cure sia appunto questa residenza aperta a persone ritenute pericolose socialmente e inferme o semi inferme di mente.

Qui, avrebbe dovuto finire Antonio Milia, il brigadiere dei carabinieri che, in servizio alla caserma di Asso, il 27 ottobre 2022 uccise il proprio comandante Doriano Furceri per motivi che la procura militare di Verona, nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari che è stato notificato in queste ore, ha definito «futili».

«Pericoloso»

Il brigadiere infatti, al termine di un apposito incidente probatorio era stato ritenuto incapace di intendere e di volere nel momento in cui esplodeva tre colpi di pistola – con l’arma di ordinanza – verso il suo superiore, ed era stato pure riconosciuto pericoloso socialmente con un grado quantificato in «medio alto». Per questo il giudice aveva poi disposto la revoca della custodia cautelare in carcere disponendo il trasferimento in una Rems.

Da allora, tuttavia, nulla si è mosso. Milia rimane in carcere, perché posti in queste residenze non ci sono. Da quanto è stato possibile apprendere a Castiglione delle Stiviere, la più vicina al luogo dove sono avvenuti i fatti, i posti sono 160 ma sono occupati per almeno un altro anno. Ed è per questo motivo che in queste ore la difesa del brigadiere – con un atto a firma dell’avvocato Roberto Melchiorre – ha presentato al giudice delle indagini preliminari una istanza per chiedere – vista la situazione che non si sblocca, ma vista anche la revoca della custodia cautelare in carcere che è ormai datata di oltre due mesi – lo spostamento in una struttura di diverso tipo, una Comunità riabilitativa ad alta assistenza denominata Cra, con la «libertà vigilata» e «l’obbligo di permanere nella struttura».

Questo, chiedono i legali della difesa nella loro domanda (il gip non ha ancora sciolto la riserva), perché il carcere non è idoneo a fornire le cure riabilitative del caso visto che il penitenziario in cui il brigadiere si trova «non svolge alcuna terapia se non quella farmacologica».

L’alternativa

Le Cra sono molto più presenti sul territorio, hanno dunque anche molti più posti, e sono meno vincolanti di una Rems. Non ci sarebbero insomma, nel caso questa istanza fosse accolta, problemi di collocamento di Milia che potrebbe dunque uscire dal carcere.

Tornando a quanto riportato sul giornale di ieri, la procura militare di Verona ha appena chiuso le indagini sul delitto della caserma di Asso contestando al brigadiere «l’insubordinazione con violenza pluriaggravata», che ha portato alla morte con tre colpi al petto del Luogotenente Doriano Furceri, ma anche «l’insubordinazione con violenza pluriaggravata» per i colpi di pistola esplosi contro il militare del Gis che stava intervenendo cercando di porre fine all’assedio della stazione dei carabinieri in cui si trovava asserragliato il brigadiere.

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