Il docufilm sul San Primo arriva a Londra:
«Questo è un luogo da proteggere»

Erba Con “The last skiers” Veronica Ciceri ha raccontato la montagna e i cambiamenti: «Le piste da sci oggi sono pendii aridi. Chi ama questo posto è consapevole che non torneranno»

I cambiamenti climatici legati alle località montane e le conseguenze sullo sci e il tema del documentario realizzato dalla erbese Veronica Ciceri dal titolo “The Last Skiers”. La 36enne di Erba studia regia per documentari alla UCL di Londra e ha così deciso di unire alcune sue passioni: la montagna, l’ambiente e la regia, portando il San Primo in Inghilterra in concorso in alcune rassegne.

Il documentario racconta attraverso le storie di chi ha sciato sulle piste del San Primo, ma anche del Pian dei Resinelli e di Caspoggio, l’evoluzione della montagna con la sempre minore presenza di neve, tant’è che la chiusura del documentario è proprio legata ai dati sulle minori precipitazioni nevose. Il documentario è iscritto a diversi concorsi in particolare in Inghilterra e sarà presentato per la prima volta integralmente il 26 maggio a Civenna.

Pausa di lavoro

Particolare anche la storia di Veronica Ciceri: «Mi sono presa una pausa dal lavoro come direttore creativo di agenzie pubblicitarie, lavoro che ho fatto per 11 anni, con l’intenzione di dare spazio a questa mia passione per la regia di documentari. Nel filmato il messaggio emerge principalmente dalle testimonianze di chi ha frequentato il San Primo negli anni Sessanta e lo commenta ora con i cambiamenti climatici avvenuti. La riflessione arriva da sola attraverso questo racconto di una montagna fragile, da proteggere e da preservare. Emerge uno scenario in cui i luoghi delle piste di sci ormai sono solo degli aridi pendii e anche chi ha amato questa montagna è consapevole di una situazione che non tornerà più».

Insostenibile

La volontà di Veronica e di sviluppare la sua passione e poi capire cosa accadrà: «Ci tenevo a dedicarmi a questo ambito, con il lavoro sono comunque semplicemente in pausa, se avessi avuto più tempo avrei potuto anche mantenere qualche collaborazione, quando avrò finito questo master vedremo cosa fare e quali opportunità mi si apriranno».

La regista concorda con la linea presa dal Coordinamento Salviamo il Monte San Primo.

«Diversi ricercatori affermano che a partire dal 2023 le nevicate sulle Alpi si sono ridotte di oltre il 53%. Con queste previsioni il futuro delle località ancora aperte di bassa e media quota, nonché di quelle sprovviste di impianti di innevamento artificiale, è sempre più a rischio. Difatti negli ultimi decenni 249 stazioni sciistiche italiane sono state abbandonate, mentre 138 sono ancora temporaneamente chiuse. La stazione del Monte San Primo è proprio una di queste. È stata abbandonata anni fa perché mantenerla è diventato insostenibile, sia ambientalmente che economicamente. È quindi il buonsenso che mi spinge a difendere la posizione del coordinamento “Salviamo il Monte San Primo”. Costruire gli impianti a 1.100-1.300 metri mi sembra un approccio anacronistico, una sorta di accanimento terapeutico verso un patrimonio naturale d’eccezione che non ha certo bisogno di interventi per richiamare l’attenzione dei turisti, perché lo fa già di suo con la sua bellezza. Forse siamo proprio noi ad aver bisogno di nuovi occhi per ammirarlo». 

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