Il Tar ha dato ragione agli islamici: «Sì alla preghiera nella loro sede»

Erba La prima partita vinta dall’associazione Assadaka, il 21 marzo si riunirà per il Ramadan. L’avvocato Latorraca: «Il Tribunale ha riconosciuto il diritto di culto, il 4 aprile ci sarà l’udienza»

La prima partita l’ha vinta l’associazione Assadaka: la sera del 21 marzo gli islamici potranno iniziare le preghiere del Ramadan nella loro sede di via Lecco, a dispetto del sindaco Mauro Caprani che non ha concesso l’autorizzazione. Lo ha stabilito il Tar di Milano con decreto del 10 marzo, ieri la decisione è stata comunicata alle parti; il tribunale ha fissato l’udienza collegiale il 4 aprile, quel giorno arriverà una decisione definitiva nel merito.

La vicenda

Un breve riassunto della vicenda, che vede protagonisti tanto l’associazione erbese Assadaka quanto la canturina Assalam, è d’obbligo. Lo scorso anno, con il sindaco Veronica Airoldi, Assadaka ottenne l’autorizzazione per utilizzare gli spazi della sede di via Lecco (di proprietà della stessa associazione guidata da Youssef Anniz) per le preghiere serali del Ramadan. Fu una concessione con carattere di eccezionalità, perché la sede non ha un’adeguata dotazione di parcheggi per ospitare grosse riunioni di persone.

Anche quest’anno Assadaka ha chiesto al Comune di mettere a disposizione uno spazio pubblico per le preghiere, oppure di concedere nuovamente l’uso della sede.

La lettera del 21 febbraio

Il sindaco Mauro Caprani, con una lettera datata 21 febbraio, ha risposto negativamente a entrambe le istanze: nessun luogo pubblico disponibile e nessuna autorizzazione. Il motivo? Se il permesso venisse concesso anche quest’anno, si perderebbe il carattere di eccezionalità che ha contraddistinto la decisione di Airoldi nel 2022.

L’associazione islamica, ormai alle porte del Ramadan, ha impugnato la decisione del sindaco e ha presentato ricorso al Tar di Milano. Ieri per l’avvocato Latorraca è arrivata la prima vittoria: «Il Tar di Milano - spiega - ha concesso il decreto cautelare all’associazione Assadaka di Erba ritenendo integrati i presupposti del pregiudizio grave ed irreparabile».

Insomma: per entrare nel merito della questione ci vuole tempo, ma il tribunale ha riconosciuto l’importanza del diritto di culto e in attesa di una decisione definitiva Assadaka potrà proseguire con il proprio programma.

«L’associazione - chiarisce Latorraca - potrà iniziare il Ramadan il 21 marzo. Il tribunale amministrativo ha poi fissato l’udienza collegiale per il prossimo 4 aprile». Quel giorno, ormai a metà del mese sacro per gli islamici, i giudici daranno una risposta definitiva e tutta la questione potrebbe tornare in gioco.

Il Comune di Erba sembra scommettere sul ribaltamento della partita. «Oggi - dice Matteo Redaelli, assessore alla legalità che sta seguendo la pratica insieme all’avvocato Gariboldi - non ho alcun commento da fare. Prendiamo atto del decreto del Tar e aspettiamo i prossimi passi: i giudizi si danno a bocce ferme, di fronte a una sentenza».

Il braccio di ferro tra le associazioni islamiche e i Comuni di Erba e Cantù prosegue da mesi, ma è stato portato alla luce giovedì nel corso di una conferenza stampa nella sede canturina dell’associazione Assalam. I due gruppi avevano paventato la possibilità di pregare in piazza nel caso in cui non fossero arrivate le autorizzazioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA