La merce nascosta per essere rivenduta, preso dalla Finanza
Migliaia di casalinghi stoccati in un capannone di Erba, nei guai imprenditore di 69 anni di Merone
L’operazione
Avrebbero spogliato una azienda di articoli casalinghi di Verbania sia rivendendo la merce che era rimasta in magazzino cercando di farla finire all’estero (in Repubblica Ceca) per poi far sparire i contanti, sia svuotando proprio i conti della società che era finita in crisi. Per farlo, si erano presentati come i “salvatori” della patria, ovvero come dei professionisti del risanamento finanziario per società in difficoltà.
Su questa attività ritenuta illecita, ha però messo gli occhi la guardia di finanza di Verbano Cusio Ossola che, nell’ambito di un fascicolo coordinato dal Tribunale di Verbania, ha eseguito nella giornata di ieri ben sei misure di custodia cautelare una delle quali a carico di un siciliano di 69 anni residente a Merone e già noto alle forze di polizia per reati commessi in passato.
Il filone dell’indagine ha infatti condotto fino ad un capannone di Erba in cui era stata stoccata merce sottratta alla società di Verbania per un totale di 27 mila prodotti per la cucina e casalinghi di vario tipo. Sono dieci gli indagati, e tra questi – a piede libero – anche una donna di 52 anni di Fino Mornasco, ritenuta essere una prestanome per la gestione della società finita nell’occhio del ciclone.
La merce in questione, trovata in Brianza dalla guardia di finanza, veniva in pratica “nascosta” per poi essere rivenduta, arrivando fino a Praga, per poi intascare il corrispettivo e farlo a sua volta sparire in conti esteri ma anche italiani. Questo è almeno il quadro accusatorio che ha ottenuto il vaglio del giudice delle indagini preliminari di Verbania che ha firmato le misure cautelari chieste dalla procura, quattro in carcere (compreso l’uomo di Merone), una ai domiciliari più un obbligo di firma.
L’accusa parla di bancarotta fraudolenta. Le attività hanno toccato non solo Verbania e Erba, ma anche le province di Milano, Brescia e Varese.
Il gruppo, secondo l’accusa, si spacciava come professionista del risanamento delle aziende con pubblicità anche su siti web ben strutturati e attività di consulenza legale, mirando però a spogliare il capitale sia da un punto di vista delle merci sia dei conti.
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