«Noi pellegrini a Gerusalemme.Pronti a tornare con i fedeli»

Merone Il parroco don Zanotti è stato in questi giorni in Terra Santa. «La guerra non si vede ma si sente. Pochi in giro, non ci sono pericoli»

«Siamo pronti ad organizzare un viaggio in Terra Santa per rimarcare la nostra vicinanza alla popolazione colpita dalla guerra». Il parroco di Merone don Marco Zanotti è tornato da poco da un pellegrinaggio in Terra Santa e sente di dover condurre alcuni fedeli a Gerusalemme, perché spiega: «Non è sufficiente pregare da qui, dobbiamo pregare con loro, fargli capire che non sono soli».

Don Marco è stato fortemente colpito da quest’ultimo viaggio in cui il silenzio rimbombante della guerra ha reso il pellegrinaggio ancora più spirituale. E proprio per questo vuole che anche i fedeli di Merone e dell’Erbese possano condividere questo tipo di esperienza.

Riscontro

«Siamo stati tra i primi pellegrini ad arrivare in Terra Santa dall’inizio della guerra, la gente che ci incontrava ci ha detto: “Grazie perché non ci avete dimenticati, perché non ci fate sentire soli”». Credo che questo grazie sia il più grande riconoscimento e la maggiore soddisfazione che si può ottenere da un viaggio».

Il viaggio del parroco di Merone insieme al compagno di messa don Michele Somaschini si è svolto dal cinque all’otto febbraio in più tappe, la prima li ha portati ad incontrare il cardinale Pierbattista Pizzaballa Patriarca di Gerusalemme. Con loro anche il vescovo di Mondovì Luciano Pacomio.

Seconda tappa da Fra Francesco Patton custode di Terra Santa, poi la visita al Calvario e al Santo Sepolcro: «Abbiamo visitato tutti i luoghi sacri di Gerusalemme, dalla cattedrale di San Giacomo minore appartenente alla chiesa apostolica armena e la chiesa luterana. Ci è sembrato giusto sostenere anche chi non è della nostra stessa confessione e si trova in un momento difficile. Siamo stati accolti dalle suore Maronite che ci hanno ospitato».

Un viaggio in cui la guerra si è sentita, nel clima generale, ma non si è vista: «Pensavo fosse più complicato raggiungere la Terra Santa in questo momento - aggiunge il sacerdote - . Ci sono pochi voli ed esclusivamente della compagnia di bandiera israeliana. In giro per la città vecchia di Gerusalemme c’era pochissima gente. Si avverte che qualcosa non va come dovrebbe, ma non si sente una reale situazione di pericolo. La guerra vera e propria è spostata rispetto a queste zone che si possono definire anche abbastanza sicura. Per questo motivo - conclude - ho intenzione di organizzare a breve un pellegrinaggio in Terra Santa per dare una testimonianza di fede. Bisogna tornarci senza paura perché siamo cristiani insieme».

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