Parla la moglie del brigadiere Milia: «Nel dolore proveremo ad andare avanti uniti»

L’omicidio di Asso Due famiglie distrutte da tre colpi di pistola nella caserma dei Carabinieri . Affidate all’avvocato poche parole: «Ciò che dovevo dire, l’ho detto alla vedova del comandante»

«Non riesco ancora a credere a quello che è successo. Nel dolore, proveremo ad andare avanti uniti».

In quella che è stata la tragedia della caserma dei carabinieri di Asso, sono molte le vittime. Una di queste è Annita Romano, la moglie del brigadiere Antonio Milia che con tre colpi di pistola al petto del suo comandante, il luogotenente Doriano Furceri, non solo ha posto fine alla vita del militare ma ha anche distrutto quella di due famiglie, la sua compresa.

Preoccupazione per il futuro

Risollevarsi e guardare avanti è difficile, oggi. La moglie di Milia non ha voglia di parlarci, non ha voglia di incontrarci e di aprirsi, scelta comprensibile del resto.

Però risponde a qualche domanda – non a tutte – tramite l’avvocato Roberto Melchiorre che sta difendendo la posizione del marito ancora oggi ricoverato all’ospedale Sant’Anna. «La moglie del brigadiere Milia chiede in questo momento di rispettare il dolore che affligge la propria famiglia - ci comunica il legale - ma vuole precisare che mai ci sono stati problemi con il marito prima della primavera estate del 2021, quando tensioni e preoccupazioni sul posto di lavoro non lo facevano vivere serenamente e le preoccupazioni si riverberavano anche sul clima familiare».

Poi la parola passa alla donna: «Non riesco ancora credere a quello che è accaduto – dice – Da quella sera non sono più riuscita a vedere mio marito. Purtroppo ad oggi non è stato possibile. Sono andata al funerale del luogotenente Furceri, ho già avuto modo di parlare con sua moglie in via riservata e privata, il dolore è insuperabile».

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Tra le poche parole che filtrano ce ne sono anche per la comunità di Asso. «Tante persone ci hanno mostrato affetto e vicinanza in questi giorni così dolorosi, siamo comunque molto preoccupati per il futuro. Ma proveremo a rimanere uniti anche nel dolore».

La moglie di Milia, rispetto a quella del comandante Furceri, non era all’interno della caserma nelle ore in cui tutto avveniva. Si trovava all’esterno, bloccata nel suo rientro a casa dai fatti già accaduti. Per lunghe ore era rimasta sul piazzale della stazione dei carabinieri di Asso, in attesa di apprendere anche lei nel dettaglio quello che stava avvenendo.

L’incontro e l’abbraccio

La sera successiva al delitto, all’interno della caserma, si era poi incontrata e abbracciata – un particolare che era stato riferito proprio dalla moglie del luogotenente Furceri – con la vedova che era anche la sua vicina di casa, negli alloggi posizionati al piano alto della stazione.

Il giorno del funerale, infine, aveva voluto presenziare alle esequie, protetta dalle altre compagne dei militari della caserma di Asso. Uno “scudo” voluto per difendere se stessa e anche, indirettamente, i tre figli, più piccoli di quelli del comandante Furceri.

Vite devastate dai colpi di pistola esplosi in un pomeriggio di ottobre, attimi che hanno stravolto tutto quanto c’era stato prima. E su quel nulla che è rimasto, ora toccherà alle due donne delle famiglie coinvolte tentare di ricostruire una quotidianità.

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