Pochi centimetri oltre lo stop: multa. Semaforo implacabile, che rabbia

Montorfano Pugno duro del sindaco che difende l’operato dell’impianto nella strettoia. Salvadè: «Linea troppo lontana, è un modo per fare cassa». Capuano: «È il Codice stradale»

«Le regole sono regole e vanno rispettate». «Va bene tutto, ma ci vuole buon senso». Il semaforo della discordia, problema annoso a Montorfano, torna a far discutere e a riaprire il dibattito non è la minoranza e nemmeno i cittadini, ma è lo stesso sindaco, Giuliano Capuano, che ha fatto un post sulla sua pagina istituzionale per ricordare che non esiste tolleranza al semaforo di via Como, che immette chi proviene da Lipomo. Se, infatti, ci si ferma poco oltre la linea dello stop, scatta la multa.

Il problema

La strettoia non consente il doppio senso di marcia: il semaforo quindi crea un senso unico alternato, facendo passare a step temporali cadenzati dal rosso chi viene da Lipomo e chi invece si immette dalla parte opposta, da via Brianza e via Cantù e, passando per piazza Roma, si dirige verso Lipomo. Via Como e la sua strettoia sono inserite nel tracciato della strada provinciale 28, la Luisago-Senna-Lipomo.

Cosa succede al semaforo che crea malumori e rabbia negli automobilisti? Esiste il rilevatore per coloro che passano col rosso: rilevatore che porta poi alle sanzioni salate. Se un automobilista passa col rosso, ovviamente deve essere multato e su questo punto nessuno si lamenta.

Il problema è per coloro che si fermano e superano anche di pochi centimetri la linea di arresto. Anche in questo caso scatta la multa. Capuano difende la scelta e cita gli articoli del codice della strada, che sono riportati anche sulla segnaletica vicina al semaforo. Si tratta di due commi dell’articolo 146, che recitano così: «L’utente della strada è tenuto a osservare i comportamenti imposti dalla segnaletica stradale. Chiunque non osserva i comportamenti indicati dalla segnaletica stradale è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 42 a euro 173. Il conducente del veicolo che prosegue la marcia, nonostante che le segnalazioni del semaforo o dell’agente del traffico vietino la marcia stessa, è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 167 a euro 665».

Capuano difende quindi la scelta del pugno duro e commenta: «Purtroppo non tutti sanno che il rilevatore di infrazioni semaforiche rileva l’infrazione quando il veicolo oltrepassa la linea di arresto - spiega - Infatti è la linea d’arresto quella che va rispettata non la lanterna semaforica. Oltrepassare la linea bianca d’arresto e poi fermarsi è comunque considerata infrazione. L’invito rivolto a tutti è a non oltrepassare la linea d’arresto a terra. Per evitare i soliti commenti di chi considera il rilevatore d’infrazioni strumento per fare cassa, ricordo che se tutti rispettassero le regole, in questo caso, al semaforo, non sarebbe stato necessario posizionare il rilevatore».

Malumori

Toni e posizioni che creano malumori. Graziano Salvadé, ex presidente del consiglio comunale nonché amico d’infanzia e collega di maggioranza del sindaco in passato, incalza: «La linea è ben lontana dalla lanterna semaforica e lì non c’è un incrocio. Mio fratello era fermo e si è girato per guardare suo figlio nel seggiolone: la sua auto è andata avanti di dieci centimetri e si è beccato la multa, pagata ridotta in cinque giorni, e la decurtazione di due punti dalla patente. È questo il modo di operare? Giustissima la sicurezza, ma qui sembra proprio che si voglia fare cassa e che non si voglia capire che la linea è troppo lontana dal semaforo e che gli automobilisti forse si lamentano a ragione. Sembra che siamo noi gli imbranati che quasi quasi dobbiamo andare a ristudiare per la patente. Non è questo il modo di operare».

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