Sequestro e omicidio Mazzotti: a processo quattro imputati, 48 anni dopo i fatti

Eupilio Latella, Talia, Calabrò e Morabito sono considerati i mandanti del sequestro della studentessa di diciotto anni, rapita a Eupilio il 1 luglio 1975, poi tenuta prigioniera, uccisa e gettata in una discarica

Una storia lunga 48 anni ha trovato oggi un punto di svolta fondamentale: il 24 settembre 2024, davanti alla Corte d’Assise di Como, si aprirà il processo a carico di quattro uomini accusati di aver presto parte al sequestro della studentessa milanese di diciotto anni “con apporti causali anche distinti ma comunque convergenti e in attuazione di un comune progetto criminoso”.

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Il deposito delle nuove prove da parte del pm Stefano Civardi ha permesso di riaprire un caso di sequestro mafioso, cui seguì il tragico omicidio della diciottenne rapita a Eupilio, che da 48 anni attendeva giustizia. Era la notte tra il 30 giugno e il 1 luglio 1975 quando Cristina, che si trovava in macchina con il fidanzato di allora e l’amica del cuore, divenne la prima donna sequestrata e poi uccisa dalla ’ndrangheta nel nord Italia.

I quattro imputati che il prossimo settembre saranno chiamati a giudizio, per decisione presa nell’udienza di martedì 24 ottobre dalla gup di Milano Angela Minerva, sono Demetrio Latella, Antonio Talia, Giuseppe Calabrò e Giuseppe Morabito, boss della ’ndrangheta considerato tra i mandanti del sequestro a scopo di estorsione.

Dopo essere stata rapita a Eupilio, Cristina era stata imprigionata in una buca scavata nel terreno da parte dei suoi sequestratori in provincia di Novara, a Castelletto Ticino, “senza sufficiente areazione, senza possibilità di deambulazione, somministrandole massime dosi di tranquillanti ed eccitanti” fino a farla morire. Come hanno ricostruito i processi, al padre della ragazza furono chiesti 5 miliardi di lire di riscatto. Dopo un mese l’uomo riuscì a mettere insieme 1 miliardo e 50 milioni e a pagare. Il primo settembre una telefonata anonima indicò ai carabinieri di scavare in una discarica di Galliate (Novara) dove fu trovato il cadavere.

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