
Pallacanestro Cantù / Erba
Domenica 01 Giugno 2025
«Cantù c’è. La chiave? Una tenuta costante e continua in difesa»
Intervista con il general manager del club brianzolo Sandro Santoro. «Qualunque sia la rivale sarà una finale da giocare senza condizionamenti»
Terza finale playoff conquistata in quattro anni, con il vantaggio di avere qualche giorno per recuperare le forze. Cantù si riposa, ma deve anche lavorare e osservare, in attesa di conoscere il nome dell’avversaria con cui si fronteggerà per la serie decisiva per la promozione in serie A. Ancora non è svanita l’eco della vittoria in rimonta contro Rieti, per il 3-0 che ha sancito l’accesso alla finale. Ecco l’analisi e le considerazioni del general manager canturino, Sandro Santoro.
Come sta vivendo la squadra il post-Rieti?
È necessario raccogliere le energie con un giorno e mezzo di riposo. Un riposo per così dire, perché ci sono lavori personali individuali e terapie da sostenere, ma con uno stacco dal lavoro regolare in palestra. E lunedì (domani, nda) si riprenderà, per ora senza troppe certezze sul nome dell’avversaria, con il solo scopo di concentrarsi sulla finale.
Cosa lascia gara 3 giocata a Rieti?
Certifica che si è compreso cosa non stava funzionando e cosa invece andava fatto per dare l’ultimo assalto e recuperare.
Che analisi è stata fatta?
Per chi come noi vede e rivede le partite, direi che l’approccio è stato molto buono. C’è stata poi un’interruzione per due quarti, ma l’intensità difensiva tutto sommato c’è sempre stata. Loro hanno sfruttato talento e sistema, ma complessivamente la difesa ha tenuto nel momento più critico.
Poi cos’è successo?
Tra la fine del 3° quarto e l’inizio del 4°, abbiamo ricominciato a produrre offensivamente e questo ci ha consentito di recuperare in maniera “particolare”.
In che senso?
Era già successo in campionato di recuperare svantaggi importanti, ma l’avevamo fatto molto velocemente. Questa volta abbiamo rosicchiato punto dopo punto, senza mai perdere lucidità e pazienza, sempre con la palla in movimento e senza farla stagnare nelle mani qualcuno. Ne hanno beneficiato vari giocatori, in particolare Basile e Riismaa.
Ci sono state giocate individuali importanti: sono solo frutto del talento?
Tutti hanno capito, anche sfruttando il calo fisiologico di Rieti, di poter incidere. Ricordo un paio di lay up di De Nicolao, Riismaa ha capitalizzato tutto quello che gli è passato per le mani, Basile ha fatto scelte vincenti e certosine. Tutti hanno capito che c’era un modo per recuperare e vincere, ossia mettendosi al servizio della squadra.
Ci speravate?
Con quella difesa sì. Quello che ha determinato l’innalzamento dell’impatto offensivo è stata proprio la tenuta, costante e continua, in difesa. Così facendo, noi produciamo di più rispetto alle altre, certamente più di Rieti che ha combattuto e lottato con grande spavalderia e orgoglio, ma che alla fine ha ceduto per il dispendio enorme di energie fisiche e mentali.
Giocatori un po’ in ombra in campionato, stanno diventando protagonisti. Cos’è successo?
Volevamo una squadra lunga, per cercare di competere in ogni fase della stagione, playoff compresi. A luglio le aspettative magari erano di non farli, sperando di arrivare primi… Ma volevamo una squadra che potesse sopperire al problema di giocare ogni due-tre giorni a fine campionato. Pensiamo a Riismaa: ha risentito del minutaggio non esagerato, e non è mai facile giocare scampoli di partita. Ora invece, sta producendo di più perché è più coinvolto. Sta sfruttando la chance di giocare di più e in un sistema che porta i giocatori a diventare protagonisti.
Vale per tutti?
Ognuno ha capito che può essere importante nel campo, in panchina, nelle ore di allenamento. Tutto è costruito per cercare di ragionare in termini di squadra. Non ci dobbiamo allontanare da questo dogma: la crescita individuale dipende in gran parte dalla crescita di squadra.
Non sapere ancora l’avversario è un problema?
L’unico problema è per lo staff, che analizza due squadre. Ma l’ha già fatto ed è pronto. L’avversaria non deve condizionarci o interessarci. Ora serve pensare a ciò che possiamo produrre noi, a prescindere da Rimini o da Forlì, poi studieremo le contromosse per limitare le qualità di una o dell’altra. Ma è vietato manifestare preferenze: evidentemente, chi passerà il turno, l’avrà meritato. Sarà una finale da giocare senza condizionamenti.
Dopo quattro partite di semifinale, che si può dire invece delle due possibili finaliste?
Che sono due squadre molto diverse, accomunate da grandi qualità offensive.
Parliamo di Forlì…
Ha più praticità in queste sfide, essendo più esperta: loro ai playoff ci vanno sempre, dopo campionati di alto livello e questa esperienza la portano tutta sul campo.
Infine, diciamo di Rimini…
Ha un talento che consente fiammate incredibili, soprattutto quando devono recuperare svantaggi.
Chi vede favorita?
Ora è difficile e credo anche inopportuno dire chi sia la favorita. Con due vittorie in casa, Rimini si è comunque garantita un’eventuale bella casa. C’è una gara 4 da giocare, con Rimini che punterà a chiudere i conti. Gara 3 però ha detto che Forlì non è in semifinale per caso e aver vinto senza il pubblico non è cosa da poco.
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