Che caldo fa a Rimini: il palazzetto rovente

Colore Rimini ha fiducia nella “Rinascita”, la gente ci crede e colleziona il primo sold out della serie

Cantù

Non era una gara “normale” ma si sapeva. Le prime, d’altronde, sono tutte così e questa non ha fatto eccezione. E l’atmosfera che si respira al Flaminio è consequenziale. Rimini ha fiducia nella “Rinascita”, la gente ci crede e colleziona il primo sold out della serie. Nemmeno con l’acerrima rivale Forlì c’era tutta questa gente e tutta questa attesa ma, in fondo, è tutto vero: le favole si scrivono con calma ma è sempre bello viverle.

Stropicciatevi gli occhi, lo spettacolo sta per partire. Tre partite sulla carta, cinque secondo molti nel complessivo, l’impressione è che ognuna sarà così, ognuna abbia questo tipo di attesa e di emozioni. Soprattutto sugli spalti. Palasport stipato come un uovo, gente arrampicata in ogni dove, aleggia il fantasma della promozione di 28 anni fa, molti spettatori presenti nel ribollente catino romagnolo non erano ancora nati all’epoca ma ne hanno sicuramente sentito parlare. C’è l’impresa da fare, perché seconda contro terza sono squadre forti, ed entrambe attese al varco, ed i 3.118 ci credono nonostante i canturini abbiano le stesse armi dei biancorossi. La gente lo sa e non si fida, nemmeno dopo il 10-0 iniziale. Cantù porta con sé la solita ottantina di tifosi, anche loro a petto nudo, in una location che definire infernale è poco. Il caldo appiccicoso di un’estate già sbocciata sulle spiagge si è trasferito al Flaminio, si respira a fatica tra battimani, canti e cori dei tifosi. Serviranno calma e sangue freddo in ogni momento. In avvio Rimini sembra da Nba, Cantù resta al palo fino al 10-0 poi Basile ed Okeke si svegliano e cominciano a mostrare denti e muscoli. Si viaggia a cento all’ora, quasi incuranti del Barrio presente al Flaminio. I brianzoli salgono di tono, la partita è equilibrata ma, d’altronde, nessuno aveva mai pensato il contrario. Cantù fa paura, Cantù è una fuoriserie, inutile rimarcarlo, perché anche quando sembra che sia spacciata, risorge come l’Araba Fenice dalle sue ceneri. Così non si molla di un centimetro da nessuna parte, Moraschini lotta come un leone, a dispetto dei suoi 34 anni, tutta l’Acqua San Bernardo lotta con decisione, Rimini non allunga, la fiducia non manca. Si procede così, perché la prima è questa. Seguiranno almeno altre due gare ma quasi tutti, all’uscita dal Flaminio, scommettono di ritrovarsi allo stesso posto in gara 5.

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