
Pallacanestro Cantù / Cantù - Mariano
Venerdì 10 Ottobre 2025
Eagles in silenzio per il primo quarto: contro il protocollo
Protesta «Il tifo inizierà dal secondo quarto. Invitiamo tutti a lasciare la curva vuota e a restare in silenzio»
Cantù
Dalle parole ai fatti. Anzi, al silenzio. Gli Eagles domenica, in occasione del debutto in casa della S.Bernardo contro Reggio Emilia, metteranno in scena una protesta clamorosa, proprio perché avverrà alla prima in casa in A dopo quattro anni. «La curva resterà vuota – hanno annunciato sui social - per tutto il primo quarto. Il tifo inizierà dal secondo quarto. Invitiamo tutti a lasciare la curva vuota e a restare in silenzio». Un silenzio motivato: «Il silenzio assordante delle istituzioni e delle Società ci ha portato a prendere questa decisione. Non accettiamo regole che snaturano il tifo, criminalizzano la passione e allontanano la gente dai palazzetti».
E ribadiscono la contrarietà al nuovo pacchetto di regole, ossia l’introduzione del biglietto nominale e la chiusura della vendita, per il settore ospiti, alle 19 del giorno che precede la partita: «Sono regole inutili e repressive che nulla hanno a che fare con la sicurezza e molto con il controllo delle libertà individuali. Il protocollo è solo l’ennesimo passo verso la schedatura dei tifosi». Questi i punti contestati: «Obbligare chi viaggia per sostenere la propria squadra e acquista un biglietto per il settore ospiti a fornire dati che vengono trasmessi alle questure è una violazione del diritto alla privacy e alla libertà di movimento». E ancora: «L’obbligo di acquistare i biglietti entro scadenze prestabilite è penalizzante e non ha reali effetti sulla sicurezza. Il biglietto nominale non previene disordini, come ampiamente dimostrato. Inoltre, chi è diffidato non può già entrare nei palazzetti e non si presenta alle partite: questo protocollo è solo un modo per controllare tutti. La sicurezza poi si garantisce con una gestione intelligente e non provocatoria dell’ordine pubblico, non attraverso schedature e restrizioni collettive».
Non si chiedono privilegi o impunità: «Chi ha sbagliato ha sempre pagato. Chiediamo solo di poterci muovere liberamente, di poter seguire le nostre squadre senza essere trattati come sospetti a prescindere». Perché, ricordano gli Eagles, una curva è molto più di un gruppo di persone che tifano una squadra: «Non siamo il problema: siamo una parte viva della società, una comunità che anima gli spalti, le strade e le città. Gli ultras sono solidarietà, passione, appartenenza, cultura popolare. Non accetteremo di essere trattati come nemici per il solo fatto di amare il nostro sport e la nostra città. Rivendichiamo il diritto di tifare liberi, contro ogni forma di controllo e repressione».
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