Festa e ambizioni, tutti i segreti di Cantù

Dal ruolo dell’allenatore a una condizione fisica perfetta: la promozione è stata il frutto di un grande lavoro

Nic l’aggiustatutto. In fondo era o non era il sogno di tutti? Salire in A con l’allenatore canturino. Fatto in casa e figliol prodigo, dopo esaltanti ultime stagioni. A coach Brienza è riuscito al primo giro. Pareva un azzardo, giusto giusto un anno fa. Ma l’allineamento dei pianeti allora (il miglior tecnico della serie A senza panchina e la società più ambiziosa dell’A2 a caccia di una guida) è coinciso con quello di oggi. Che ha portato alla fine di un incubo.

Ci sono voluti quattro campionati prima di rivedere l’Acqua S.Bernardo nel basket che conta. E all’obiettivo c’è arrivata la squadra forse più forte (se la gioca con quella di Sodini, pre infortunio di Sergio e fuga del no vax Johnson) di quelle proposte nella Lnp, senza ombra di dubbio.

Brienza è arrivato con le idee chiare. Meglio diventare l’eroe del suo mondo che non aspettare la prima panchina libera al piano di sopra. Tanto al piano di sopra poteva tornarci proprio con la “sua” squadra. Ha costruito, e qui un grande merito va al gm Sandro Santoro, il roster che voleva, mettendo ogni pedina al proprio posto e concedendosi due enormi lussi: il passaggio di Grant Basile allo status di italiano (con conseguente ingaggio di Dustin Hogue) e l’ingaggio di Leonardo Okeke.

Ma perché tutto funzionasse nella maniera sperata c’era bisogno di altro. Di una preparazione ad hoc e di una distribuzione dei minuti dei giocatori che non scontentasse nessuno e tenesse tutti in seria considerazione. Obiettivi centrati entrambi.

Il primo grazie a una ragionamento fatto insieme al preparatore Sam Bianchi e allo staff: inutile arrivare preparati solo per un gran finale, puntando dritti sulla promozione diretta. Non si fosse centrata, così come accaduto, si sarebbe arrivati spompi ai playoff. Invece programmazione in ottica post season e, nel caso fosse andata bene prima, la soddisfazione di avere i giocatori più performanti delle spiagge estive. Tutti gli ostacoli (Fortitudo, Rieti e Rimini) sono stati superati grazie anche a un invidiabile stato di brillantezza fisica.

Poi il carico ce l’ha messo Brienza. Bravissimo nel dosare le energie dei giocatori. Anche a costo di qualche occhiataccia (ed è successo) al momento dei cambi. L’esempio più lampante? Andrea De Nicolao, fermo un mese e rotti per l’intervento di pulizia al ginocchio: quando ha ripreso confidenza con campo e minuti è stato una furia. Toppissimo.

Festa e ambizioni, ora. Cominciamo dalla prima. Fin oltre la mezzanotte a Desio, poi un passaggio in piazza Garibaldi a Cantù a salutare i tifosi e quindi la chiusura al Senso Unico, da Jua, la sede degli Eagles. Chiusura per tanti, ma non per tutti. Qualcuno, addirittura, giura di aver visto Hogue in direzione PalaFit Line alle 7.30 per una foto a palazzo vuoto. De gustibus.

È stato davvero bello, con il coinvolgimento di parte della dirigenza e l’abbraccio dei tifosi, che non avrebbero voluto mai smettere. Un bel segnale, soprattutto del legame instaurato tra il gruppo squadra e la curva. Buon viatico per il futuro.

E, a proposito di futuro, come sarà? In perfetta sintonia con queste ultime stagioni: nessun passo più lungo della gamba e filosofia del “facciamo quel che possiamo fare”. Il budget, ovviamente, sarà rimodulato al rialzo, ma che nessuno si aspetti chissà quali cifre. L’obiettivo, dichiarato, sarà quello di una salvezza tranquilla per il più classico dei piani di assestamento. Il piano che dovrà portare all’apertura della nuova arena. Troppo importante, facile intuirlo, arrivarci con la squadra in A.

Altra variabile nuova da tenere in considerazione è che non si potrà pensare di vincere lo stesso numero di partite di queste stagioni. Quindi tutti mentalizzati, fin da subito, su questa cosa, per evitare poi di cadere nel vertice della depressione, facendo partire la rumba dello psicodramma. La S.Bernardo sa bene quale sarà il proprio ruolo e su questo deve focalizzarsi. Per continuare nel cammino del miglioramento. Un gradino alla volta.

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