Il PalaDozza solito catino bollente. Che sa trascinare la sua Fortitudo

Il “Madison” di Bologna resta sempre uno spettacolo. Un ostacolo in più per Cantù

BASKET

Ci sono campi dove bisogna entrare con quel pizzico di freddezza in più e, soprattutto, con la mente sufficientemente fredda da non farsi suggestionare troppo prima che si alzi la palla a due. Cantù lo sapeva bene, quando ha scoperto che dal proprio lato del tabellone ci sarebbe stata la Fortitudo Bologna, “guardiana” del palazzetto più caldo d’Italia, il Paladozza, detto anche sotto alle Due Torri “il Madison di Piazza Azzarita”.

Palazzetti che rischiano di mangiarti vivo, come accaduto in gennaio alla squadra di Brienza, che pagò a caro prezzo l’onda d’urto dello storico impianto bolognese, ma dove nel non lontano marzo Baldi Rossi e compagni sollevarono la Coppa Italia.

C’è da stringere i denti e spegnere il cervello alla notizia della febbre a 38 di Baldi Rossi (comunque presente) e della partenza verso il capoluogo emiliano solo alla vigilia del match di Possamai per gli stessi fastidiosi motivi, per l’assenza di canturini nello spicchio ospite del palazzetto e soprattutto davanti all’ondata colorata di bianco e di blu sugli spalti felsinei, abile nel dare il meglio di sé prima del fischio d’inizio.

Canta forte, fortissimo la Fossa dei Leoni, che dichiara spassionatamente “Ovunque tu sarai saremo lì” provando a traghettare i suoi verso l’unico risultato che potrebbe riaprire la serie. Eppure, l’Acqua San Bernardo approccia bene, benissimo, la sfida, trascinata dall’invisibile onda della forza della consapevolezza che in questi campi non c’è modo di vincere, se non accettandone la sfida Purtroppo per lei, ieri però le è andata male..

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