Nuove parrocchie per i preti in arrivo: «Troppi impegni, così resteremo isolati»

San Bartolomeo, preoccupazione in Val Cavargna dopo il cambio delle guide pastorali. Il sindaco: «Risiederanno a Carlazzo, qui rischiamo di vederli soltanto per celebrare la messa»

Val Cavargna

In Valle sono arrivati due nuovi sacerdoti: si tratta di don Vincenzo Bosisio e don Michele Buttera. Il primo, 56enne, arriva da Saronno, dove si è occupato per sette anni della parrocchia di San Giovanni Battista, svolgendo anche l’incarico di cappellano nell’ospedale.

Il secondo, 51 anni originario di Pagnona in provincia di Lecco, è stato per 14 anni a Cologno Monzese e si è occupato a lungo di pastorale giovanile. Dalla Cavargna se n’è già andato don Gianni Verga e presto farà altrettanto don Marco Riva.

Sembrerebbe, all’apparenza, un normale avvicendamento di parroci, ma la situazione che si prospetta è ben diversa. I nuovi due pastori, infatti, dovranno occuparsi anche della Comunità pastorale denominata Sant’Antonio Abate e che comprende le parrocchie di Carlazzo, Gottro, Corrido e Val Rezzo. I sacerdoti risiederanno a Carlazzo, orfana da poco della propria guida spirituale, padre Enrico Beati, trasferito a Melegnano.

Ed è proprio qui che nascono i problemi. Il timore dei valligiani, insomma, è che i due nuovi preti, considerati gli impegni molteplici cui dovranno assolvere nel territorio, in Valle finiscano per limitarsi a celebrare messa.

«La nostra gente è preoccupata e noi amministratori ne condividiamo i timori – esordisce a questo proposito Eleonora Bari, sindaco di San Bartolomeo – Siamo ben consapevoli della crisi di vocazioni e della necessità di accorpare le parrocchie in comunità pastorali, com’è stato fatto parecchi anni addietro anche in Cavargna, ma ora si tratta di un ulteriore accorpamento che trasforma di fatto la nostra Valle in una realtà periferica e a rischio di abbandono, non certo per incapacità dei due nuovi sacerdoti incaricati, ma per un’oggettiva impossibilità, per loro, di affrontare l’enorme mole di impegni in un contesto così ampio come quello di cui dovranno occuparsi. L’abbiamo fatto presente in Curia, ma non è servito a rivedere le scelte che sono state fatte».

Don Gianni e don Marco abitavano rispettivamente le case parrocchiali di San Bartolomeo e San Nazzaro e rappresentavano dei preziosi punti di riferimento presenti per qualsiasi necessità.

Fin troppo ovvio la situazione attuale: parroci che stanno altrove e intervengono per celebrare la messa e sbrigare le altre necessità vengono percepiti dai fedeli in maniera ben differente. «Penso soprattutto al nostro oratorio, punto di riferimento che funziona ancora in maniera egregia coinvolgendo regolarmente una sessantina di bambini e ragazzi – aggiunge il primo cittadino di San Bartolomeo – Faremo di tutto per essere d’aiuto a don Vincenzo e don Michele, ma non sarà facile, per loro, riuscire a gestirlo con la continuità necessaria».

© RIPRODUZIONE RISERVATA