Banchini: «A volte ci vuole la spada»

L’allenatore spiega: «Bisogna capire quando le partite cambiano la storia. Domenica eravamo intimoriti». «Lanini ci darà profondità, Cicconi sta crescendo. Il ko di domenica non cambia la morale: obiettivo 6° posto»

Sentir dire a Marco Banchini che «non sempre si può giocare palla a terra, ma le partite C diventano battaglie» è a suo modo una rivoluzione. L’allenatore del Como non rinuncia certo al suo credo tattico fatto di costruzione e identità precise. Ma gli è rimasto sul gobbo il ko con la Pistoiese, che ha interrotto un decollo che sembrava definitivo: «Venivamo da prestazioni importanti, con Monza e Renate, ed eravamo in vantaggio 1-0. Mi sono arrabbiato perché non abbiamo capito il momento. Non possiamo innervosirci così per un gol subìto. Si archivia la cosa e si riparte. Ho mostrato una immagine ai miei: i giocatori della Pistoiese che perdevano tempo al 32’ del primo tempo. Lì dovevamo capire che sarebbe stata durissima, diversa. Invece eravamo intimoriti. Lo capisci dalle espressioni dei giocatori quando una palla calciata dagli avversari va fuori. Vedevo sollievo da scampato pericolo: non avevamo la situazione in mano».

Mai dire gol

Ha parlato di gol subìto tipo Mai dire gol: «In C un errore in una azione difensiva lo digerisce, due errori forse li rimedi, tre errori sono irrimediabili. Abbiamo fatto tre errori nello stesso frangente».

Ora si va ad Arezzo: «Non perdono da ottobre, l’ultima volta con il Monza. Questo credo basti a inquadrare la difficoltà dell’impegno. Davanti hanno molta qualità, noi dobbiamo sapere che gli errori non ci verranno perdonati, dunque ne dobbiamo commettere il meno possibile». Si è parlato anche di obiettivi: «Prima della Pistoiese, eravamo a tre punti dal Novara sesto, adesso siamo a quattro punti. Il nostro target è lì: agganciare quel gruppo, sarebbe molto positivo. Ma io mi fido dei risultati. Se perdi o pareggi, non ci sono alibi: vuol dire che hai meritato di perdere o pareggiare. I risultati sono una sentenza. Ma noi dobbiamo fare meglio. Per esempio abbiamo fatto una volta sei risultati utili di fila. Dobbiamo cercare di farne sette. Abbiamo vinto tre partite di fila? Dobbiamo provare a vincerne quattro».

I nuovi

Si è parlato dei nuovi acquisti. A proposito, perché Lanini non era un panchina domenica? Non è pronto? «Per essere pronto, è pronto. Ma non aveva fatto neppure un allenamento con i suoi nuovi compagni e per me non era logico convocarlo. Adesso sarà tra i convocati. Giocherà dall’inizio? No. E così vi ho dato una indicazione sulla formazione». Cosa può dare Lanini? «Nuove soluzioni in attacco, più profondità. Da seconda punta ha segnato tanto. Dobbiamo lavorare a nuovi equilibri». E Cicconi? «Cicconi sta crescendo. Veniva da un lungo periodo ai margini, e quando non sei nei 20 atleti gara, fai fatica ad avere il ritmo. Piano piano ha avuto più minutaggio. Se è pronto a giocare dal primo minuto? Sta crescendo, credo che sia contento di essere qui, era la soluzione che voleva. Andiamo nella direzione giusta. Avrà spazio».

Hanno colpito le critiche al campo del Sinigaglia. Dalla tribuna non sembrano così brutte... «La fascia vicino alle panchine è davvero poco praticabile. Non è colpa di nessuno, con questi sbalzi di temperatura, il ghiaccio che poi si scalda e si scioglie. Fatto sta che su quella fascia si affonda sino alle caviglie. Domenica ho visto Cicconi che cercava di mettere a posto il campo, era una scena che faceva tenerezza. Mancavano solo le talpe. Ma non prendetela come una scusante o un alibi. Come ho detto prima, il destino ce lo costruiamo noi. Serve mentalità e consapevolezza della nostra forza. È l’aspetto su cui stiamo lavorando di più. La sconfitta già dimenticata? Meglio di no: serve ricordare per imparare».

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