
Basket / Cantù - Mariano
Giovedì 24 Luglio 2025
«Felice per l’Under. Che sento un po’ mia»
Basket L’impresa dell’Italia tornata sul tetto d’Europa. L’ultimo a riuscirci fu il canturino Sacripanti nel 2013: «Sono stato accusato di favoritismo per la chiamata di Abass e Tonut. Anche quella dell’argento che squadra»
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Nei giorni scorsi la Nazionale Under 20 maschile si è laureata campione d’Europa. Gli azzurri sono saliti sul gradino più alto del podio continentale dopo dodici lunghi anni.
È così tornato alla memoria l’ultimo storico oro vinto appunto nel 2013, a Tallinn in Estonia, con due grandi protagonisti del basket canturino: Pino Sacripanti in panchina, e Awudu Abass sul parquet.
«Faccio una premessa – dice Sacripanti -. Penso che l’Under 20 sia la Nazionale giovanile più bella da allenare e la più bella da vedere. È un momento in cui un giocatore non è più giovane, ma non è ancora senior, e si può vedere chi avrà un futuro».
Intanto Italia di nuovo campione. «Una squadra con grande fisicità e atletismo, guidata dal talento offensivo di Ferrari e aiutata da singoli molto dotati. Frutto del grande lavoro del settore federale ma soprattutto delle società che hanno ripreso a fare le giovanili. Sono contento della loro vittoria, e la sento anche un po’ mia: con l’Under 20 infatti ho iniziato il primo anno con Frates, e poi l’ho tenuta io per dodici anni con sei semifinali».
Torniamo al 2013. «Convocai Abass e Tonut. Non solo stranamente era per entrambi la prima chiamata in una Nazionale ma, e lo dico con vanto, fui accusato di favoritismo perché uno giocava a Cantù e l’altro era nato a Cantù dal padre ex canturino. Poi però abbiamo visto che carriera stanno facendo. Fra l’altro, Abass era destinato ad andare in A2, ma io convinsi Cremascoli e Della Fiori a tenerlo».
Abass nel quintetto ideale dell’Europeo. «E Della Valle mvp: un giocatore di un talento come pochi in Italia. Giocammo semifinale e finale senza Laganà infortunato. Per me fu un’emozione incredibile vincere la finale, oltretutto con la Lettonia che giocava quasi in casa».
Ci eravate andati vicini già due anni prima, con l’argento in Spagna. «Rispetto alla squadra dei ’93 di Tallin, quella dei ’91 a Bilbao era ancora più forte. Basti dire che c’erano Melli, Polonara, Gentile, De Nicolao, Vitali, Cervi, Baldi Rossi e Moraschini. Un gruppo che ha portato fuori tanti giocatori importanti per la serie A. È mancato solo l’oro, contro un giocatore illegale come Mirotic».
Insomma, l’Under 20 è un laboratorio di futuri campioni. «Il quesito è sempre lo stesso - fa presente Sacripanti -. Io dico che ci manca l’ultimo pezzetto di formazione, dai 19 ai 22 anni. Dove non abbiamo una collocazione precisa per questi ragazzi: in A faticano e le categorie più basse non sono fertili. Non esiste ancora un campionato di formazione per loro, e quindi li perdiamo o non li valorizziamo. In A2 c’è l’esempio di Cividale e speriamo che altri lo seguano. Poi, adesso ci sono anche i contratti fatti dai college americani, ed è una tematica importante a livello mondiale».
Sacripanti dove andrà ad allenare? «Sono alla finestra, sperando di rientrare presto. Intanto sono contento per Cantù. I quattro anni di purgatorio in A2 hanno dato più valore alla serie A, che non è una cosa scontata ma un privilegio da gustare».
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