«Io capitana azzurra, che bella emozione. Ma il pallone scottava»

Basket femminile Il racconto di Laura Spreafico: «All’inno di Mameli mi sentivo al posto giusto. Ci sono voluti due quarti per scendere sulla terra»

«Mentre suonava l’inno di Mameli, prima dell’inizio della partita di Vigevano, ho avuto la sensazione di sentirmi al posto giusto nel momento giusto. E’ stato piacevole. Ero in pace con me stessa».

Fascia

Diventare capitana della Nazionale di pallacanestro, a trentadue anni, non è soltanto un sogno che si avvera. Ma come dice Laura Spreafico, anche un premio da assaporare dopo tanti sacrifici. «Non me l’aspettavo, e non mi era neanche passato per la testa che mi nominassero capitana. Quando me l’hanno detto ho avuto per un attimo la voce rotta dall’emozione. Non nascondo – aggiunge la giocatrice di Asso - che durante la prima partita ci sono voluti due quarti per scollare via la tensione. Sono una che sente tanto le proprie emozioni, e all’inizio è stato veramente complicato tenere la palla in mano».

Hai debuttato con i gradi di capitana nei primi due incontri di qualificazione all’Europeo del 2025. «Li abbiamo vinti entrambi, contro Grecia e Germania. E pur essendo già qualificate di diritto come Paese ospitante, ci tenevamo a far bene per iniziare con il piede giusto un nuovo percorso, dopo le delusioni dell’ultimo Europeo. Ho visto più gioco e più spirito di squadra».

La maglia azzurra potresti rivestirla già a breve nel 3 contro 3, dopo l’ottimo esordio della scorsa estate. «Siamo in attesa di sapere quando si giocherà il preolimpico. Il 3x3 è stato per me una bella scoperta e mi ha divertito parecchio. Lavorerò per essere tra le convocate».

Intanto capitana anche a Ragusa, in serie A1. «Sono la più anziana e la società e l’allenatore hanno voluto affidarmi questo ruolo, riponendo in me grande fiducia. Sono contenta di essere da esempio».

Hai ritrovato una vecchia conoscenza della Comense, Gianni Lambruschi, da tempo trapiantato a Marina di Ragusa. «Ci incrociamo spesso in palestra perché, siccome il nostro palazzetto è chiuso per lavori, siamo in quello della società maschile. E poi lavoriamo insieme ad Albate durante l’estate. Per me è una persona importante perché, visto il rapporto che ci lega da diversi anni, riesce sempre a darmi una chiave di lettura utile».

Laurea

L’anno scorso seppure giocando in Spagna, sei riuscita a laurearti in Italia in Scienze e Tecniche Psicologiche. Stai pensando al tuo futuro ? «Sì perché non mi vedo fra dieci anni a giocare ancora a basket. Ho intenzione di iscrivermi alla magistrale, e nel mentre mi sto attivando per un corso online. Ho bisogno di concentrami anche su altre cose per costruire il mio futuro».

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