«Abass e Procida al top in eurolega. È merito del Pgc»

Recalcati in redazione: «In A2 Trapani superiore a tutti. Cantù se la gioca con altre cinque»

Interloquire con Carlo Recalcati è come immergersi nella lettura di un libro di uno dei tuoi autori preferiti. Così come quelle pagine sai già in partenza che non potranno trovarti indifferente, così colloquiare con il Charly è un’esperienza che sei ben conscio ti lascerà un segno.

Scollinata lo scorso settembre l’ascesa ai 78 anni («avvicinarsi a grandi passi agli 80 mi fa un po’ strano» ammette), il “Carletto” continua a non farsi mancare nulla riguardo la pallacanestro, stando sempre sul pezzo. Che si tratti di Nazionale, serie A, A2, Nba, Eurolega, giovanili, minors, femminile, il suo pozzo di conoscenza non denuncia affatto minacce di inaridimento.

E dunque, da quel pozzo, proviamo ad attingere, facendo tesoro della visita che ha reso alla nostra redazione e delle impressioni che ha voluto scambiare con noi.

Nel 2017 lei, a 72 anni venne chiamato in corsa sulla panchina di Cantù per provare a salvare la squadra dalla retrocessione in A2. Ora, a Meo Sacchetti, 70 primavere, Pesaro chiede di rimettere la Victoria Libertas in linea di galleggiamento. Trova analogie?

Il legame mio con Cantù giocò un ruolo importante, ma quando arrivi a questa età - intendo alla nostra età... - non c’è una regola perché le valutazioni sono soggettive. Se ti senti ancora in condizione sia dal punto di vista mentale sia da quello fisico perché dovresti rinunciare? E Meo avrà certo valutato i pro e i contro, le motivazioni, gli interessi, la voglia. Uno deve avere la capacità di capire quando è arrivato il momento di dire basta, per cui se ha risposto “presente” alla chiamata è perché evidentemente sente che ha ancora qualcosa da dare e da dire.

Ringiovaniamo la platea degli allenatori parlando comunque di un canturino che sta facendo molto bene a Pistoia, vale a dire Nicola Brienza.

Si era già fatto apprezzare quando aveva allenato Cantù, poi ha avuto la sfortuna di approdare a Trento - occasione peraltro da non lasciarsi scappare - subito dopo che era andata via un’istituzione quale Buscaglia che ti costringe sempre a fare dei paragoni. Un’esperienza non positiva non toglie certo le qualità di un tecnico di valore. La verità è che molti allenatori hanno troppa paura di confrontarsi, mentre quello che tu sei resta a prescindere se alleni una squadra da vertice o una da retrocessione. Proporrei un esempio personale.

Prego.

L’anno prima di essere chiamato a Varese, avevo allenato in serie B a Bergamo e c’ero andato volutamente perché non mi convinceva il progetto di Verona in A. Insomma, se accetti una serie inferiore o incappi in una stagione negativa, le tue capacità non ne hanno un danno e alla prima occasione le puoi tornare a esprimere. Proprio come ha fatto Brienza. Bravo.

Ecco, torniamo a lui.

Si è trovato in un ambiente come quello di Pistoia in cui ha avuto la possibilità di esprimere le proprie qualità nel modo migliore e sta raccogliendo i risultati.

In ambito serie A, ritiene vi siano outsider in grado di portare scompiglio nell’affare a due che sembra essere quello tra Milano e Bologna?

Brescia e Venezia dimostrano con i fatti quanto siano competitive. Sì, hanno le carte in regola. Se si valutano i roster al completo, Olimpia e Virtus restano favorite, ma lo sport insegna che non sempre alla fine vince la squadra più forte (ultimamente nel basket abbiamo avuto gli esempi di Sassari e Venezia). Ed è la bellezza di un campionato in cui non c’è nulla di scontato.

Un salto in Eurolega per parlare delle due italiane.

Abbiamo formazioni competitive nella manifestazione più prestigiosa anche se si sono invertite il ruolo rispetto alle previsioni della vigilia quando si pensava Milano potesse essere da prime quattro e la Virtus Bologna si giocasse l’accesso ai playin. Di certo, al di là di questo, il nostro basket ne trae immenso giovamento perché l’una si impone per qualità di blasone e l’altra per rendimento in una competizione di altissimo livello e che a mio avviso rimane più affascinante della Nba.

E in Eurolega trovano ampio spazio due giocatori comaschi quali Awudu Abass, proprio alla Virtus, e Gabriele Procida all’Alba Berlino. Circostanza affatto trascurabile.

Questa è la dimostrazione, semmai ce ne fosse ancora bisogno, di quanto il lavoro svolto dal Pgc produca non solo giocatori, ma anche campioni. Un settore giovanile lo valuti sulla quantità dei giocatori che riesce a produrre, ma poi all’interno della quantità devi avere le punte che esaltino il lavoro anche di allenatori e dirigenti e che ripaghino delle scelte che sono state fatte.

Veniamo all’A2: quali sono le principali candidate al salto di categoria?

Trapani al momento sta dimostrando di essere superiore a tutti. Cantù è una serie pretendente al pari di altre cinque squadre dell’altro girone, vale a dire, Forlì, Udine, Fortitudo Bologna, Trieste e Verona. Nessuna di queste è superiore all’Acqua S.Bernardo, anzi qualcuna sta pure sotto, ma poi i playoff sono un mondo a parte in cui vale tutto. Per cui non ha senso sbilanciarsi ora. Anche perché la forza di una squadra rispetto a ciò che è adesso può essere modificata da un eventuale innesto che possa davvero rafforzarla. Però c’è una cosa.

Quale?

Cantù ha dimostrato di saper vincere in trasferta sul campo di avversarie di rilievo quali la stessa Trapani e Torino. E questo è molto importante perché nei playoff il fattore campo assume da sempre un aspetto significativo, ma aver già dimostrato di poter far risultato anche fuori rappresenta senza dubbio un plus. Che accresce l’autostima.

A proposito di Trapani, che idea s’è fatto del suo facoltoso presidente, Valerio Antonini?

È un personaggio molto preso dall’ambizione di fare e di ottenere risultati. E tale ambizione ritengo sia supportata da un programma serio e soprattutto dalle potenzialità economiche che lui certo ha. Il rischio in questi casi potrebbe celarsi dietro un’eventuale delusione.

In che senso?

Quando hai così tanto entusiasmo e non vedi l’ora di centrare il risultato, se non riesci a coglierlo subito vai incontro allo scoramento. Ma ragioniamo su ipotesi, perché per come stanno andando le cose, non c’è motivo di credere che non possa realizzare le proprie aspirazioni. Ed è giusto che chi investe così tanto esprima liberamente il proprio modo di essere e di vedere le cose. Sarebbe un peccato per tutto il basket che a fronte di un risultato negativo un progetto così ambizioso venisse messo in discussione.

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