Allievi: «Siamo andati in A tutti insieme. Ci rimarremo»

Intervista «I giocatori mi hanno stupito per come sono stati uniti, per quanto hanno voluto fare gruppo»

Cantù

«Voi che mi conoscete, lo sapete: sono molto affettivo e premuroso. Mi affeziono e mi emoziono...». Premessa fondamentale per entrare nel mood dell’intervista. La prima, a freddo, dopo l’impresa.

La A di Allievi, e con Allievi intendiamo Roberto, torna a essere non solo maiuscola (lo impone la cifra stilistica del soggetto e la storia non solo cestistica della famiglia), ma addirittura in grassetto. Come l’obiettivo che ha appena centrato.

Da qualche ora, infatti, l’imprenditore brianzolo, è tornato a essere un presidente di serie A e la Pallacanestro Cantù una delle squadre nell’elite del basket italiano. Non sorprende l’appuntamento mattutino in una domenica che già tende già all’afa. «Facciamo alle 11».

Presidente, proprio perché la conosciamo, l’orario non ci stupisce. Già stato a salutare mamma e papà?

Certo, come tutti i giorni di festa. Alle 9.

E che pensiero ha avuto, stavolta, guardando le foto?

La certezza che da lassù mi abbiano guidato in questa fantastica avventura. Volendomi dare una mano.

E ci sono riusciti. Cantù è tornata in A. Se nei precedenti andati a vuoto lei si è assunto tutte le responsabilità, stavolta - ce lo sveli - i meriti sono solo suoi?.

Ma che dite?

Su, dai, non faccia professione di modestia...

Assolutamente no, non sono meriti miei. Io sono solo una parte di questa avventura. C’è il lavoro vincente della parte sportiva, e sono innegabili. Poi quello della nostra sezione economica finanziaria. E di chi c’è stato sempre vicino, grandi e piccoli investitori: Acqua S.Bernardo, Intesa San Paolo, Bennet e la Bcc, ma anche quanti si sono spesi per darci una mano. Abbiamo una grande famiglia di sostenitori e amici.

Fermo, fermo: se parte con i ringraziamenti quando finiamo?

Eppure ci vogliono. Penso a Sandro (Santoro,il gm, nda) e Nicola (Brienza, il coach, nda), soprattutto, per il grande lavoro di allestimento prima e di gestione poi della squadra. Ma non sono gli unici.

E ci crediamo...

Vale per lo staff tecnico che ha affiancato il nostro coach, per quello atletico di Sam Bianchi e quello medico, che hanno dovuto affrontare una stagione difficilissima, ma che insieme ci hanno portato nelle condizioni ideali quando davvero contava esserlo. La direzione sportiva nella sua completezza è stata all’altezza dell’incarico.

Immaginiamo che voglia continuare...

La proprietà, innanzitutto, che si è sobbarcata l’onere di un roster impegnativo dal punto di vista economico, gli uffici e tutti i collaboratori, che sono stati parte integrante del cammino. E poi...

C’è ancora un poi?

E poi la squadra. Tutta. Ci ha dato una grande soddisfazione. I giocatori mi hanno stupito per come sono stati uniti, per quanto hanno voluto fare gruppo. Questa è stata la caratteristica vincente, il nostro segreto.

Lasciamola un po’ lì, la squadra. Ne parliamo dopo. Torniamo alla serie A. Finalmente la serie A.

Era l’obiettivo per cui c’eravamo impegnati, io e i miei amici soci. Per quattro anni siamo stati vicini al traguardo, stavolta l’abbiamo raggiunto. Grazie a sforzi economici notevoli e a una squadra all’altezza della situazione. Una scelta che alla fine ha pagato, facendoci coronare il sogno.

Non ha mai avuto paura di non potergliela fare anche stavolta?

Personalmente no. Davvero. Ho sempre avuto la fiducia più totale nelle scelte di Santoro e nella capacità di Brienza di gestire le situazioni, anche le più difficili. Mai avuto un momento di dubbio e ho creduto nelle qualità dei nostri ragazzi.

La promozione, ovviamente. Perché questo era l’obiettivo primario. Ma come dimenticarsi della Coppa Italia e di una doppietta fantastica?

Infatti. Anche perché conquistata, con merito, contro la squadra che più ci ha dato fastidio in stagione. Due risultati straordinari.

Papà, il sciur Aldo, a questo punto avrebbe fatto due conti su quanto vi costeranno in premi a vincere...

E ci ho pensato anch’io. Ma ovviamente premio promozione e Coppa Italia erano inseriti nel budget iniziale. Quindi, siamo molto contenti di onorarli. La nostra situazione economico-finanziaria, ci tengo a dirlo, è molto sana.

Contenti di quanto accaduto, non abbiamo dubbi, anche i vostri tifosi.

Tenevamo tantissimo alla serie A perché è parte integrante della nostra storia, ma anche perché era la nostra comunità a volerci lì. Una speranza che siamo riusciti a concretizzare.

Bella soddisfazione, dunque.

Mi ha commesso, in tutta la stagione, la vicinanza di tanti nei confronti di squadra e club. Fattore che mi ha molto sorpreso, perché in 60 anni di carriera sportiva mai l’aveva percepita in questo modo. Una grande soddisfazione, soprattutto perché era nella nostra mission: creare, o ricreare, questa identità comune tra squadra e territorio. È stato un piacere immenso.

E di colpo, i seimilacento e rotti dell’altra sera a Desio fanno quasi sentire inadeguata la capienza di cinquemila e duecento della nuova arena...

Diciamo che quello è stato un appuntamento eccezionale. Aggiungiamo che di seimila e rotti me ne aspetterei tanti anche nel prossimo campionato, ma la nostra dimensione è quella della nuova arena.

Non sarete di certo impreparati al pensiero della nuova stagione. Specie se avevate la A come obiettivo. Preoccupato dal budget che ovviamente cambierà?

Per scaramanzia non ho mai voluto parlarne e nemmeno che lo facesse qualcun altro. Ci ritroveremo in settimana, analizzeremo la situazione, ma posso anticipare che non avremo problemi. Abbiamo conquistato la A, vogliamo mantenerla - anche e non solo - in previsione dell’arena e faremo di tutto per affrontare il campionato con una squadra competitiva. Senza illudere nessuno, senza parlare di playoff, ma nella consapevolezza di avere un roster che non ci faccia correre rischi.

Tutti gli eroi del 2024/25, e lei lo sa bene, lassù non potrà portarli. Che effetto le fa, adesso, a felicità ancora vivissima?

Non sono in grado, in questo momento, di dire che tipo di scelte tecniche saranno fatte. Posso solo che ringraziare tutti i giocatori senza distinzione. Anche Possamai e Mack che nei playoff sono stati sacrificati nelle scelte, ma che hanno garantito un contributo tecnico ed emotivo ogni giorno. I dieci giocatori hanno dato il massimo, ed era quanto mi aspettavo da ognuno di loro, anche se non ho mai avuto dubbi. L’eventuale distacco sarà doloroso, ve dice uno affettivo al massimo. So che per questa causa ci hanno messo l’anima.

Quando è scattata la scintilla e anche lei, prudente per antonomasia, ha pensato: “Ce la facciamo”?

Vinta la seconda partita a Rimini.

E quando invece ha temuto più di altre circostanze?

Mai. Non per passare per spavaldo, ma sapevo che la squadra aveva i requisiti per affrontare i pericoli dei playoff?

Nemmeno a Bologna, dopo gara quattro?

No. È stata la serie più difficile, non ci sono dubbi, ma sapevo che l’avremmo portata fuori. Mai avuto dubbi o paure.

Non le facciamo fare nomi, perché già vediamo le facce di eventuali esclusi o indietro negli elenchi. Ma una persona, perché sappiamo quanto siete legati, gliela nominiamo noi: Antonio Biella, mister S.Bernardo.

Antonio è, e sottolineo è, il nostro primo tifoso. Non potrò mai dimenticare quello che ha fatto per questa società. Quando non avevamo nessuno fuori dalla porta, lui ha bussato e ha detto: “Se c’è bisogno, io ci sono”. L’unico. Il primo. Il suo coraggio resterà indelebile, io non lo scordo. Antonio è parte della storia della Pallacanestro Cantù.

A lei, portata la squadra in A, non resta che tagliare il nastro dell’arena di corso Europa...

Non spetta a me, non dovrò essere io. Toccherà a quanti ci hanno creduto e ci hanno messo faccia e finanze. Finalmente daranno una casa alla Pallacanestro Cantù, e questo rappresenta una qualcosa di immenso ed eccezionale rispetto al nostro passato.

Diciamo allora che lei arriverà alla nuova arena da presidente di una società gloriosa...

Spero di averlo fatto con equilibrio, rispondendo alle attese di chi me lo aveva chiesto. Io ci ho messo tanta determinazione e tutto me stesso. Mi auguro che chi mi ha dato fiducia, ora possa essere soddisfatto.

Lei come si ritiene?

Dal mio punto di vista, è chiaramente un grande orgoglio essere tornato dove la società merita di essere. Un traguardo non scontato, visti i nostri precedenti. Ma questa volta direi più che meritato. Poi in realtà io sono vecchio, non posso permettermi di guardare tanto in là.

E cosa vede se guarda al futuro?

Spero solo di non perdere quanto ci siamo guadagnati e di arrivare nella nuova casa con la squadra ancora in serie A. Lo dico perché affronteremo il prossimo campionato da neopromossi e non sarà affatto facile. Giusto che la gente, soprattutto la nostra gente, lo sappia.

Possiamo già anticipare che l’Acqua S.Bernardo ripartirà da Brienza e Santoro o ha bisogno di fare un passaggio?

Posso dire con sicurezza che ripartiremo da Brienza e Santoro senza necessità di passare per il consiglio.

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