
( foto Cusa)
Intervista con il presidente della Pallacanestro Cantù. «Ho chiesto ai giocatori orgoglio e determinazione oltre che testa e cuore»
L’aveva anticipato e ha tenuto fede alla promessa. Nel dì di festa, il 1° Maggio, Roberto Allievi ha incontrato la squadra, L’ha raggiunta in palestra e lì, il presidente, ha espresso concetti che voleva condividere con le maestranze in tenuta d’allenamento, dopo che in divisa ufficiale da gioco quei suoi stessi dipendenti si erano lasciati infinocchiare poche serate prima da Vigevano.
Intanto una premessa. Ho espresso tutta la mia amarezza per quella sconfitta, facendo presente che Cantù deve onorare la maglia anche quando le partite non hanno risvolti di classifica. Imputando alla squadra la mancanza di quella determinazione che compete al nostro lignaggio. Anche perché non è la prima volta che accade in questa stagione, dove non a caso abbiamo accumulato 14 ko.
Non sono uno che batte i pugni sul tavolo, ma ho sollecitato di scendere in campo con ben altro piglio. Perché, ho aggiunto, nutro ancora comunque grande fiducia in loro. È dunque il momento di far vedere quello che valgono, mostrando orgoglio e determinazione oltre che testa e cuore. Lo devono al club, che resta doverosamente e consciamente ambizioso, agli sponsor e ai tifosi.
Direi di aver ricavato la certezza che il messaggio sia stato recepito...
Nello sport si vince e si perde, ma se alcune di queste battute d’arresto sopraggiungono a causa di superficialità a seguito di partite affrontate senza la doverosa determinazione, allora non va bene. Prendo atto dei tanti infortuni che abbiamo avuto e di quel momento nero che si è attraversato, ma - anche senza farne un dramma - non li scambio per alibi.
Effettivamente, nelle ultime giornate l’obiettivo primo posto per noi era divenuto pressoché irraggiungibile, ma tra seconda e terza piazza non vedo una significativa differenza. Perché se vogliamo salire dobbiamo essere in grado di saper vincere anche in trasferta. E questa squadra ha già dimostrato di saperlo fare, spuntandola a Rimini e facendo tremare Udine. E poi c’è un altro aspetto che mi rasserena.
Che ora il nostro roster è al completo e stiamo parlando di una “rosa” molto numerosa oltre che di qualità. Per questo non starei a sottilizzare tra casa e fuori. Certo è necessario che si metta sempre del nostro, giocando con orgoglio.
Il clima che si respira all’interno della squadra. Non solo c’è accordo, ma pure amicizia tra i giocatori che si sostengono a vicenda. E questo mi rincuora parecchio per il finale di campionato. Ho notato gli incoraggiamenti tra di loro che non sono affatto di circostanza, ma sinceramente sentiti.
Intanto, il messaggio che ha lanciato questa A2 è che praticamente tutte le squadre, anche le meno titolate, hanno dimostrato consistenza oltre ogni ragionevole aspettativa. Ciò detto, ritengo che l’Acqua S.Bernardo sia l’avversaria che più di ogni altra ogni rivale non vorrebbe pescare. A patto, come anticipavo, che non si lasci nulla al caso, che non si dia niente per scontato e che si scenda in campo con maggior coraggio e determinazione.
Fiduciosi sempre, come lo eravamo sin dal primo giorno. Non dobbiamo infatti confondere l’amarezza del momento con la l’oggettività della fiducia. Perché non abbiamo mai dubitato di aver sopravvalutato la qualità della squadra così come quella di ogni suo singolo elemento.
Io vedo e sento grande affetto nei confronti della squadra. E c’è identificazione, nel senso che i tifosi si sentono rappresentati da questo gruppo. Insomma, i nostri appassionati continuano a spingerli, ora sta ai giocatori ricambiare centrando il risultato.
Così fosse, ci mancheranno e pure tanto. Perché la squadra sa che gli Eagles sono parte integrante di ogni nostra partita. Non entro nel merito delle loro scelte, mi auguro però ci sappiamo stare vicini anche qualora non venissero in trasferta.
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