
( foto Butti)
Il capitano dell’Acqua S.Bernardo lascia dopo tre stagioni e 124 presenze in maglia biancoblù. «Mille lacrime negli ultimi giorni. Ma è un addio senza rancore e con i grandi obiettivi stagionali raggiunti»
BASKET
Quando un capitano se ne va, è sempre un momento particolare. Figuriamoci se è si tratta del capitano della promozione e della prima Coppa Italia messa in bacheca. E così, un po’ a sorpresa e un po’ no, ieri è arrivato il momento dei saluti tra Pallacanestro Cantù e Filippo Baldi Rossi, ormai a un passo dal firmare con l’ambiziosa Scaligera Verona. Lascia dopo tre anni in cui ha saputo entrare nel cuore della gente, con tutta la sua positività emiliana che ben si è sposata con l’entusiasmo della piazza.
È stato un momento anche un po’ triste, in una conferenza stampa speciale, indetta proprio per l’eccezionalità del momento: «Si chiude il mio capitolo qui a Cantù – ha esordito il giocatore -: tra le mille lacrime di gioia versate negli ultimi dieci giorni, si era capito che probabilmente le strade si sarebbero divise. È il giorno in cui ci si saluta con il sorriso e con una bella stretta di mano». Nessun rancore, anzi: «Io sono riuscito a ripagare la fiducia del club e, quest’anno, di Brienza. Tutti insieme siamo riusciti ad arrivare all’obiettivo che volevamo conquistare insieme. Che dire? Me ne vado felice perché sono riuscito a vincere anche la Coppa Italia, che sembrava non fregasse a nessuno».
Tre anni a Cantù, ma Baldi Rossi si è preso tutto all’ultimo, dopo aver sfiorato la promozione l’anno scorso: «Mi porto via tanti bellissimi ricordi, tante bellissime amicizie e rapporti con tutta la società e i tifosi. Sarà sicuramente un arrivederci, perché nella nuova arena vi verrò a trovare, statene certi. Un grande grazie a tutta la società, allo staff tecnico e ai tifosi che mi sono sempre stati vicini».
Il motivo dell’addio è anche tecnico. Non ha fatto mistero Baldi Rossi di aver avuto, nel suo ruolo, un “crack” come Grant Basile: «Dopo due anni di quintetto in cui giocavo 38 minuti, ma poi non stavo in piedi, ho accettato di fare un passo indietro, perché volevo raggiungere l’obiettivo, complice anche l’esplosione di Basile. Quindi oggi dico che, per il bene di Cantù, è giusto proseguire con nuove leve e con un nuovo progetto tecnico. E non mi offendo assolutamente del fatto che siano state prese queste decisioni: io sarò sempre un grande tifoso di Cantù e spero che le scelte che saranno fatte, alla fine pagheranno».
Finisce a Cantù, a inizierà preso un’altra sfida a Verona: «So il valore che ho oggi in A2 e quello che posso valere in A. Quando ci sei dentro non vorresti finisse mai, ma la chiarezza reciproca che c’è stata ha fatto sì che nessuno se ne avesse a male. Finiamo tutti con una bellissima stretta di mano. I sassolini nelle scarpe che avevo, me li sono tolti dopo gara-3».
Ora, a Verona (trattativa in dirittura d’arrivo): «È un progetto che parte con le stesse ambizioni di Cantù. Conosco il gm, sono molto carico: ci sarà da ricostruire tutto da capo perché è un anno nuovo. Da domani volterò pagina». E per Cantù che serie A prevede? «Sono sicuro che farà una grande stagione. Spero in una salvezza “sana”, senza patemi. Dalla A2 alla A il salto è notevole, ma qualcuno rimarrà ed è un’ottima cosa. Questa stagione di A ci ha detto che certe “cenerentole” sono emerse, come Trieste o Trapani: qua ci sono tutti gli ingredienti per emularle».
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