
Pallacanestro Cantù / Cantù - Mariano
Giovedì 11 Settembre 2025
Auguri Recalcati: 80 domande per 80 anni
Intervista Charly festeggia oggi il compleanno, ma intanto si è concesso alle nostre domande
Cantù
È ormai da tempo che il giro del mondo in ottanta giorni scritto da Jules Verne è un grande classico e ora c’è pure il giro del mondo del basket in ottanta primavere a cura di Carlo Recalcati che si annuncia un testo al quale attingere per i tanti appassionati. E già, perché quest’oggi il Charly nazionale soffierà sulle ottanta candeline della torta.
L’11 settembre è purtroppo sinistramente la data delle torri gemelle e lui - curiosità - in quella maledetta giornata del 2001 stava per recarsi a Milano a firmare il contratto che l’avrebbe posto alla guida della Nazionale italiana. Ovviamente, non se ne fece nulla e quell’accordo venne sottoscritto una decina di giorni più in là. Recalcati festeggerà oggi il compleanno, ma intanto si è concesso alle nostre domande. Ottanta, appunto, quanto denuncia la sua anagrafe.
1. Tre scudetti con tre squadre diverse: quale quello più del cuore?
Hanno significati differenti. A Varese quello del talento e della forza, alla Fortitudo quello della capacità di esprimere tutto il proprio potenziale, a Siena quello figlio della programmazione.
2. Non ha risposto, però…
Quello di Varese perché mi ha fatto svoltare la carriera e perché è stato quello della stella per il club.
3. Un canturino che guida Varese al tricolore è blasfemia.
Il professionismo va oltre.
4. Il giocatore canturino più forte della storia?
Pierluigi Marzorati.
5. Quello che ritiene abbia saputo più emozionare?
Johnny Neumann.
6. Recalcati più bravo da giocatore o da coach?
Da giocatore.
7. Eppure è il coach più vincente nella storia della Serie A e il ct con più presenze sulla panchina dell’Italia.
Vado fiero soprattutto di questo secondo aspetto: 242 presenze in Nazionale.
8. Eppure ha avuto più riconoscimenti da coach che da atleta…
Vero, tipo l’Hall of Fame o il Premio Reverberi. Mi scoccia un sacco perché entrambi li meritavo più da giocatore.
9. Il trofeo vinto con Cantù che le ha dato più gioia.
Il primo scudetto del 1968, un’emozione mai provata.
10. Mai pensato di lasciare Cantù?
Nel 1969 ero praticamente già a Varese. Poi non se ne fece nulla e rimasi qui per molti altri anni.
11. L’argento all’Olimpiade di Atene del 2004 resta una pietra miliare.
Purtroppo… Anche se resterà per sempre, mi piacerebbe che la nostra Nazionale lo potesse aggiornare il più presto possibile.
12. Il giocatore prediletto
Jack Galanda.
13. C’è qualcuno, più di altri, che ritiene abbia raccolto la sua eredità?
Peppe Poeta. Mi rivedo in lui.
14. La sua partita per eccellenza con la Pallacanestro Cantù?
Non saprei. Piuttosto, la giocata. I due tiri liberi praticamente sulla sirena, decisivi per la vittoria contro la Virtus Bologna allenata da Dan Peterson nella finale di Coppa delle Coppe 1978 al Palalido di Milano.
15. Cosa le manca di più di quando giocava?
Il rapporto con i compagni di squadra e il divertimento che provavamo in trasferta nel beccarci gli insulti dei tifosi avversari.
16. Il rapporto di condivisione più spiccato con chi è rimasto?
Con Ciccio Della Fiori.
17. Un giocatore che non sopportava proprio?
Nessuno.
18. Dai…
Allora diciamo Dan Caldwell che ho avuto a Reggio Calabria.
19. L’avversario con cui più si è beccato?
Aldo Ossola, peraltro un amico.
20. Il collega allenatore più indigesto da affrontare?
Ettore Messina. Sei obbligato a migliorarti quando giochi contro le sue squadre.
21. Il palazzetto che ricorda con maggior piacere?
Il PalaDozza perché lì il canestro lo vedevo sempre enorme.
22. Chi le ha appiccicato il nomignolo Charly?
Alfredo Barlucchi nel 1965. Ero un ragazzotto che si affacciava alla prima squadra e c’era chi mi chiamava Carletto, chi Carlino, chi Carluccio… Lui mi apprezzava vedendo in me le qualità di un americano e da lì Charly.
23. Il nomignolo compie 60 anni.
Vero, anche se c’è stato un lungo periodo da quando sono diventato allenatore in cui ero tornato solo Carlo. Sino a quando, nel 1999, a Varese Toto Bulgheroni rispolverò Charly, memore delle nostre sfide da giocatori.
24. Cantù o la Nazionale?
Quella della Nazionale è unica come maglia e l’ho indossata, ovviamente in ruoli diversi, dal 1962 al 2023. E poi, per me, non c’è nulla come l’inno.
25. I complimenti più belli mai ricevuti?
Da Gianni Petrucci. A una domanda in conferenza stampa su quale fosse il mio pregio rispose “È una persona normale”. Vale a dire, quello che mi ero sempre imposto, ovvero essere sempre me stesso.
26. Il coro nei suoi confronti che più ha apprezzato?
Non esistevamo ai miei tempi perché non c’era ancora il tifo organizzato.
27. Un’ingiustizia da non dormirci?
Non ho mai perso il sonno… Proprio proprio ho poco digerito l’esonero a Venezia. Continuo a credere di non averlo meritato.
28. E ora random. Pronto?
Sì.
29. Auto posseduta?
Mercedes classe B.
30. Altri sport seguiti?
Quasi tutti nelle grandi manifestazioni.
31. Cibo/piatto preferito? Cosa sa cucinare?
Risotto. Ma cucino poco.
32. A quale cibo del frigorifero non sa resistere?
Il gelato.
33. Hobby?
Statistica.
34. Il suo maestro?
Gianni Corsolini.
35. Cosa legge?
Quello che capita.
36. A che ora va a dormire?
Non più tardi di mezzanotte.
37. Tardi la sera o presto la mattina?
Presto la mattina.
38. Cosa le fa paura?
La malattia.
39. Destra o sinistra?
Non conta lo schieramento, valuto le idee.
40. Cosa non sopporta?
L’ipocrisia.
41. Dove le piacerebbe vivere?
Vista mare.
42. Dove non vivrebbe mai?
A pianterreno.
43. La vacanza ideale?
Con mia moglie.
44. Mare o montagna?
Mare.
45. Genere musicale?
Musica italiana.
46. La canzone preferita?
“E se domani” di Mina.
47. Spumante o champagne?
Prosecco.
48. Vino o birra?
Acqua minerale.
49. Coca Cola o chinotto?
Coca Cola.
50. Squadra di calcio del cuore?
Milan.
51. La Cantù più forte di sempre?
La Forst 1974-1975.
52. La squadra italiana più forte di sempre?
L’Ignis Varese degli anni 70.
53. Programma televisivo?
Il commissario Montalbano.
54. Programma televisivo che non sopporta?
Temptation Island.
55. Maradona o Pelè?
Pelè.
56. Kobe Bryant o Lebron James?
Michael Jordan.
57. Dica una verità e una bugia.
L’amicizia è merce rara. Lo sport fa sempre bene.
58. La persona che l’ha reso più felice?
Mia moglie.
59. Il suo portafortuna?
Un orologio regalatomi da Roosvelt Bouie.
60. A che età fuori casa?
A 20 anni.
61. La parolaccia che dice più spesso?
Non dico parolacce.
62. L’ultima cosa che ha imparato?
Quanto è importante la salute.
63. Mai stato raccomandato?
Sì, una volta, da mio padre a 15 anni per il primo lavoro.
64. Quale?
Apprendista alla Radio Marelli.
65. Incarico iniziale?
Occuparmi dell’inventario al magazzino ricambi.
66. Il successivo?
Assistente all’ufficio vendite. Insomma, ero uno in carriera...
67. Il primo stipendio?
Ricordo bene: 27mila lire.
68. Quando è diventato ricco?
Sempre stato ricco... d’animo.
69. Cosa si perde con la popolarità?
La possibilità di passare inosservati.
70. Ha fatto il militare?
Sì, Aeronautica.
71. Perché la Pallacanestro Cantù?
Mi ha dato fiducia, credendo in me quando avevo smesso di giocare.
72. Un ricordo nella fascia d’età da 0 a 10 anni?
L’asportazione delle tonsille, come si faceva allora senza anestesia, un male pazzesco.
73. Da 10 a 20?
La leva di basket 1957 al Centro Giovanile Pavoniano.
74. Da 20 a 30?
La nascita di Sara e Gaia (le sue due figlie, ndr).
75. Da 30 a 40?
Lo scudetto con la Forst.
76. Da 40 a 50?
Il trasferimento a Reggio Calabria.
77. Da 50 a 60?
La nascita di Gianmarco (il nipote, ndr).
78. Da 60 a 70?
La nascita di Alice (l’altra sua nipote, ndr).
79. Da 70 a oggi?
La decisione di non allenare più.
80. E dagli 80 ai 90 cosa chiede?
Solo di essere in salute.
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