«Biglietti nominali, qui non è il calcio»

La mobilitazione del tifo organizzato e la presa di posizione dell’avvocato Adami: «Siamo contrari.L’Osservatorio non vive il basket, è tarato su altro. Ne ho parlato con i vertici e un’apertura è possibile»

BASKET

La pallacanestro viene equiparata al calcio per la vendita dei biglietti. Dalla stagione 2025/26 per le partite dei campionati organizzati da Legabasket e Lega Nazionale Pallacanestro - quindi serie A, A2 e B – ci sarà l’obbligo del biglietto nominale.

Con ripercussioni, soprattutto, sulle partite in trasferta. Si applicheranno di fatto quelle regole che – in via eccezionale, ma non troppo – la scorsa stagione hanno regolamentato le trasferte ritenute a rischio. In sostanza, il protocollo d’intesa - firmato anche dal Coni - stabilisce che i biglietti per le singole partite dovranno essere associati all’identità di ogni acquirente.

Le eccezioni

È quello che accade nel calcio da un ventennio, dopo l’introduzione del biglietto nominale e della tessera del tifoso, strumenti ormai diventati di uso frequente per chi segue le partite della propria squadra in trasferta. Fanno eccezione gli abbonamenti, già nominali per loro stessa natura.

Tra le conseguenze pratiche di questo obbligo ce ne sarà una particolarmente restrittiva e che agita le tifoserie baskettare: i tifosi che vorranno seguire la loro squadra in trasferta dovranno acquistare il biglietto entro le 19 del giorno precedente la partita, al fine di consentire adeguate verifiche informatiche agli organi di Polizia.

La notizia ha immediatamente scatenato una serie di reazioni negative, nel mondo del tifo organizzato. Che, ora, prova a intavolare una trattativa con i vertici del basket e ministeriali, accompagnato da giuristi ed esperti del settore. In prima linea, come vent’anni fa per il calcio, c’è l’avvocato friulano Giovanni Adami. Che spiega le regioni del “no” al provvedimento: «A Trieste, nei giorni scorsi, abbiamo parlato con i vertici del basket italiano. Abbiamo spiegato i motivi della contrarietà a questo provvedimento».

Per farlo, Adami ha ricordato i motivi che portarono all’introduzione del biglietto nominale e della tessera del tifoso nel calcio: «Nel 2005 e nel 2008, con i decreti Pisanu e Maroni, si rispose a una situazione emergenziale. Abbiamo portato i dati: non esistono situazioni per stravolgere le modalità di accesso ai palasport. La scorsa stagione, nella serie A di basket, furono disposti 53 Daspo, una media di 1,1 a giornata, compresi quelli legati a fumogeni accesi nei parcheggi e all’esposizione di striscioni».

E ancora: «Nel calcio, nelle stagioni 22/23 e 23/24, 6.500 Daspo per tutte le categorie. Numeri che stridono con quello che succede nel basket. Solo in Gracia esiste questa modalità di accesso».

«Trasferte da programmare»

Altra esigenza è evitare la chiusura delle vendite alle 19 del giorno precedente la sfida: «In A e A2, le società sono concentrate in Lombardia, Veneto ed Emilia, in raggi chilometrici che permettono di andare in trasferta in giornata: ora si deve acquistare con un giorno di anticipo, non si può più decidere all’ultimo».

E poi c’è il problema delle ricevitorie, che dovranno essere limitate e ben specificate: «Un’altra misura che allontanerà la gente dal nostro mondo».

Per il legale non c’è alcuna “emergenza”: «L’Osservatorio del Ministero non vive il basket, è tarato sul calcio. Cantù, per esempio, porta 300 spettatori in trasferta, ma c’è chi ne muove al massimo 50: situazioni controllabili da parte delle forze dell’ordine».

Adami vede però margini per rivedere il protocollo: «È un progetto sperimentale, e già questa è un’apertura. Certamente c’è spazio per un confronto, il tema interessa e coinvolge tutte le tifoserie. Ho la sensazione che qualcosa potremo ottenere».

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