«Cantù non ha deluso e McGee è il giocatore che sposta più di tutti»

De Pol, commentatore tecnico dell’A2 sulla Rai: «Probabile, ma non scontato, che la finale playoff sia Rimini-S.Bernardo»

Un ventennio da giocatore top nel contesto di una carriera iniziata a Trieste nel 1989 e chiusa a Rimini nel 2009 - passando attraverso Milano, Varese, Roma, Fortitudo, Gran Canaria e di nuovo Varese -, illuminata da un paio di scudetti e da una Coppa Italia. Al contempo la Nazionale, con un oro e un bronzo agli Europei. Da qualche tempo, intanto, Alessandro “Sandrino” De Pol - 52 anni - è voce precisa, puntuale e gradita sugli schermi Rai quale commentatore tecnico con specializzazione sul campionato di A2. Visti trascorsi e competenza specifica siamo andati a stuzzicarlo per avere un suo giudizio sulla regular season, in particolare di Cantù, e sui playoff prossimi venturi.

Subito uan curiosità: se le sarebbe aspettate le 14 sconfitte fatte registrare dall’Acqua S.Bernardo?

No, però le posso capire e giustificare innanzitutto perché la squadra ha cambiato fisionomia nel corso del campionato con gerarchie mutate nel reparto lunghi e poi perché gli infortuni hanno inciso parecchio. Intanto perché è stata privata del proprio leader naturale, vale a dire McGee e poi perché ha perso pure De Nicolao, il vero cervello della squadra. Tutto ciò ha finito per rallentare il processo di crescita.

Non è un po’ troppo innocentista?

Non credo. Quando, causa soprattutto le assenze che hanno costretto a cambiare le carte in tavola, è venuta a mancare la fiducia, la S.Bernardo ha accumulato cinque ko di fila e lì si è in qualche modo giocata la chance di poter concorrere sino alla fine per la promozione diretta.

Dove è più mancata la formazione di coach Brienza?

Qualche volta ha lasciato a desiderare in difesa, ma non azzarderei un giudizio vero e proprio dal punto di vista tecnico perché a mio avviso le difficoltà accusate sono da ricondurre soprattutto all’aspetto mentale.

Resta il fatto che la promozione diretta è sfumata - nelle cose più che nell’aritmetica - in maniera troppo prematura per un club che risponde al nome di Cantù.

Concordo. Per il nome che porta e per il roster che lo compone, il suo ruolo di pretendente al salto immediato avrebbe dovuto esercitarlo sino alla fine. Dopodiché, Udine ha avuto una continuità di rendimento invidiabile, mentre in Brianza è stato perso via via terreno.

Non ritiene eccessivo il numero di cinque lunghi nella “rosa”, con tre che possono giocare esclusivamente da centro?

Diciamo che questa A2 preferisce usare altri assetti, dando preferenza ai giocatori esterni. E in un contesto simile, quello dei brianzoli rappresenta sicuramente qualcosa di atipico. Tra l’altro, Cantù ha fatto scommesse importanti tra i suoi “interni” cambiando uomini e gerarchie in corso d’opera. E per centri di stazza e imponenza quali Okeke e Possamai è quasi più difficile farsi largo in A2 al cospetto di pari ruolo più veloci che non in serie A dove ci sono dei “5” molto più canonici.

Guardiamo oltre. Si va verso una finale playoff tra Rimini e Cantù?

La classifica direbbe questo, anche perché si tratta delle due che più hanno cercato di impensierire l’imprendibile Udine. Il loro percorso, tuttavia, non sarà semplice. Soffermandoci sulla S.Bernardo, già nei quarti, chiunque pescherà tra Fortitudo e Pesaro non sarà avversaria semplice. Tutt’altro. Per riassumere: Rimini e Cantù hanno i favori del pronostico, ma non la ragionevole certezza di ritrovarsi l’una contro l’altra nell’ultimo atto che porterà alla promozione.

Dovesse fare un nome per indicare il giocatore più forte del campionato?

Proporrei quello di Grant Basile. Vero che è un po’ calato alla distanza, ma la sua prima parte di stagione è stata da mattatore assoluto dimostrando per certi aspetti di essere fuori categoria. Dopodiché, cercando protagonisti “nuovi”, mi hanno ben impressionato Calzavara di Brindisi e Ferrari di Cividale.

E il giocatore più determinante?

Un altro canturino, vale a dire McGee perché possiede le chiavi per spostare gli equilibri. Lui è un’arma illegale. E se le serie playoff per Cantù non dovessero tutte concludersi 3-2, allora lascerà ancor più il segno perché significa che avrà un po’ più di tempo per rifiatare.

La squadra rivelazione?

Avellino ha fatto un buon percorso, Cividale conferma di aver svolto in questi anni un ottimo lavoro.

E la più deludente?

Sinceramente, non ne intravedo. La stessa Brindisi, decisamente in ritardo rispetto alle attese iniziali, è stata particolarmente bersagliata e penalizzata dagli infortuni. Solo nove volte Bucchi ha avuto tutti i suoi a disposizione. Per questo motivo non si può parlare di delusione.

La squadra con l’identità più precisa?

Senza dubbio Udine, con ruoli chiaramente definiti e con gerarchie ben stabilite. E in più con diversi giocatori già reduci da alcune promozioni dall’A2.

Il coach dell’anno?

Adriano Vertemati di Udine, con menzioni per Rossi di Rieti, Cardani di Milano e Crotti di Avellino.

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