Cantù, sei dottor Jekyll o mister Hyde?

La Fortitudo, che pareva in difficoltà, ha riaperto la serie e le responsabilità sono anche della S.Bernardo. Stasera a Bologna servirà un atteggiamento diverso da quello del secondo tempo di giovedì. Pena arrivare a gara 5

BASKET

Quel gran maestro dell’ovvio, che rispondeva al nome di Massimo Catalano, avrebbe detto: «Meglio essere sul 2-1 come la Pallacanestro Cantù e poter chiudere la serie qui, che non sotto come la Fortitudo che può solo vincere». Ma in effetti, vedetela dall’angolazione che volete, è così: l’Acqua S.Bernardo, dopo 120 minuti di quarto di finale playoff, ha ancora in mano un match ball.

Si parte alle 20.30

E poco importa debba giocarselo stasera (ore 20.30 con diretta a pagamento via streaming su Lnp Pass) in una PalaDozza gremito e tutto colorato di biancoblù (ma quell’altro). Poco importa soprattutto se la squadra sarà quella quadrata, tosta e solida dei primi due quarti di gara tre. Diventerebbe un bel problema, invece, rivedessimo l’esibizione del secondo tempo della stessa gara. Vorrebbe dire, con ogni probabilità, un altro “cata su” e il ritorno martedì a Desio per una bellissima senza appello.

Una sorta di dottor Jekyll e mister Hyde in chiave baskettara. Come sovente è accaduto in stagione. Ma, adesso che siamo alle gare senza appelli, sbagliare potrebbe rivelarsi decisivo. Lo sa bene Attilio Caja, coach di Bologna che, dopo aver visto la morte in faccia, al ritorno in campo dagli spogliatoi ha messo lì una zona che pareva kriptonite mostrata a Superman. «Tirate, tirate pure», sembrava voler dire l’Artiglio, che ne aveva già viste di tutti i colori nei primi venti minuti. E Cantù è caduta nella trappola, anche perché alla “Effe”, francamente, non sarebbe potuto andare peggio.

La discesa agli inferi dei brianzoli e coincisa con l’ingresso in paradiso dei fortitudini, spinti da un pubblico caricato a molla e da due stranieri che finalmente hanno voluto fare gli... stranieri. Gabriel prima e Freeman poi hanno spaccato in due la partita, stravincendo il confronto con i pari passaporto dell’altra riva del fiume. Se è vero, infatti, che a corrente un po’ alternata McGee ha dato qualche segnale qua e là durante la gara, Hogue è ancora ben lontano dall’essere entrato in clima playoff, il che fa a pugni con lo status di giocatore di comprovata esperienza.

Così, una Fortitudo, che sembrava corta e sulle ginocchia, ha preso energia da sé medesima e dall’ambiente, stupendo, prima di tutti, gli avversari. Una mini partita diversa dall’altra. Fantinelli, Aradori e Bolpin. E poi Mian e Panni. E le manone di Cusin. Visto il primo tempo, nessuno si sarebbe aspettato una ripresa di così grande vigore. Eppure...

Il male e il bene del tiro da tre

Oggi c’è l’occasione per ripartire da zero. Bologna ha giocato di più e in confronti ravvicinati. È un po’ più corta di Cantù, ma ha un palazzo tutto dalla sua e le armi, esperienza e altro, per sfidare l’avversaria. La squadra di Brienza ha tirato più da tre che da due: non è detto che sia il male, fino a quando le conclusioni sono aperte come quelle del primo tempo. Lo diventa, invece, quando non si riesce a creare delle alternative, alzando ritmo e livello, dando palla dentro e coinvolgendo i lunghi e prendendo, oltre a qualche tiro un pochino più agevole, anche dei falli.

Dove si vincerà stasera? Nessuno ha la palla magica per dirlo. Sui nervi, certamente. Sull’atleticità e la lucidità delle scelte. Quarantt’otto ore dopo potrebbe avere dei vantaggi Cantù, sempre che il virus intestinale che ha sfibrato Baldi Rossi e fermato Possamai non sia dilagato nottetempo. Ma anche queste diventano quisquilie quando lotti per il traguardo grande. E parti sopra 2-1.

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