Cantù Usa e getta: che succede agli americani?

Punto Tutto si può sistemare, va anche dato tempo ai giocatori per calarsi al meglio nel contesto del campionato italiano. Che è nuovo per quasi tutti

Cantù

S.Bernardo, che succede ai tuoi Usa? Dopo la seconda sconfitta in tre giornate, sembra che il pacchetto di stranieri scelti da Cantù abbia inciso poco. E certamente, da qualcuno di loro, ci si aspetta qualcosa in più.

Tutto si può sistemare, va anche dato tempo ai giocatori per calarsi al meglio nel contesto del campionato italiano. Che è nuovo praticamente per tutti, a parte Xavier Sneed, che in serie A ha già giocato due stagioni fa con la maglia di Brindisi. Sono alla loro prima volta in Italia il play Jacob Gilyard, la guardia Jordan Bowden e il centro maliano Oumar Ballo, una fetta consistente e “pesante” della squadra. Ha già conosciuto l’Italia Ife Ajayi, ma solo la A2 con Torino.

L’impressione è che, in particolare Gilyard, non abbia ancora acquisito il passo giusto e i tempi più idonei per servire sotto canestro, a difesa schierata, i compagni che provano a smarcarsi. Il primo a risentirne sembra Sneed, un giocatore noto per le sue qualità difensive, ma che nella sua unica stagione in A è stato il sesto miglior marcatore del campionato. Quindi, un giocatore che sa produrre, se ben innescato: una considerazione che stride un po’ con i 29 punti totali segnati nelle prime tre partite.

Altra connessione che sembra mancare, al momento, è quella con Ballo. L’asse play-pivot ancora non c’è. O quantomeno non è del tutto completata.

Discorso un po’ a parte per Bowden, che sembrerebbe non in condizioni ottimali: nessun punto contro Reggio, una tripla contro Trapani. La speranza è di rivedere presto il bel giocatore ammirato nel presason.

Ma sarebbe ingeneroso il “dagli allo straniero”, non dopo tre giornate. Le responsabilità – su questo Brienza è stato chiaro – vanno sempre suddivise. Le disattenzioni e le ingenuità ci sono state. Così come la differenza a rimbalzo. Trapani fisicamente è stata dominante, ma fanno specie le seconde palle, spesso e volentieri preda non delle pertiche siciliane, ma dei piccoli. Insomma, di materiale su cui lavorare c’è n’è ancora tanto, ed era inevitabile dopo la promozione.

Numeri e statistiche, però, non dicono una cosa ovvia, che magari ovvia non è dopo tanti anni in A2 e da protagonisti. Cantù è stata la squadra da battere, o almeno una delle favorite, per quattro stagioni. Al piano superiore, la musica cambia. Bisogna farsene una ragione: sono certamente in maggioranza le squadre sulla carta più forti di Cantù, rispetto a quelle più deboli.

Ecco quindi che, contro una squadra forte come Trapani, la sconfitta è una delle possibilità. Anzi, una sconfitta è molto più probabile che possibile, a patto che non si sfoderi la partita perfetta o quasi. E se rimbalzi, americani, atteggiamento, attenzione e quant’altro non quadrano, anche solo sognare di poter competere contro Trapani diventa pura utopia.

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