
( foto gorini)
Basket A Un primo bilancio dopo le due amichevoli perse contro Virtus Bologna e Venezia. Il vice allenatore: «In situazione di freschezza la squadra ha finora sempre risposto bene»
cantù
Niente drammi e poche indicazioni su quello che potrà essere Cantù – in termini di classifica - quando le partite conteranno davvero. Ma lo staff tecnico, dopo il doppio impegno ravvicinato contro Virtus Bologna e Reyer Venezia, porta a casa tanti elementi utili. Positivi e negativi, beninteso.
Cantù ha perso entrambe le partite, ma non era il risultato l’elemento principale, come conferma Michele Carrea, assistente di coach Nicola Brienza: «È stato un doppio test impegnativo - spiega -, ma utile. Era importante confrontarsi con quella fascia alta di squadre, attrezzate per un certo tipo di campionato».
E cosa resta da questo tour de force? «Le due sfide hanno detto quali sono gli ambiti in cui si è più avanti e quelli in cui siamo più indietro. Abbiamo osservato qualche punto di debolezza su cui bisogna soffermarci. Fa testo soprattutto la partita con Bologna, giocata ad armi pari e in una situazione di freschezza: la squadra ha risposto molto bene».
Questi i punti a favore di Cantù: «È stato ottimo l’impatto a livello di energia, abbiamo trovato buone soluzioni ed è stata la partita difensiva più giusta dell’anno: abbiamo finito a -2 contro una squadra che farà l’Eurolega, che schiera otto americani, girando a tredici uomini. Siamo sempre stati dentro la partita, ammortizzando i break negativi».
Diversa è stata la sfida a Venezia, dopo un viaggio notturno e il peso di una sfida difficile il giorno precedente: «Noi avevamo questo carico, loro invece erano alla loro prima sfida davanti al proprio pubblico, con un “focus” chiaro. Ma abbiamo tenuto botta per due quarti, poi c’è stato un calo fisico: da squadra forte e cinica qual è, Venezia ne ha approfittato».
Altra buona notizia, il ritorno di Ajayi in campo: «Era utile farlo giocare, nel percorso di riavvicinamento: ha giocato in una condizione molto deficitaria. Ma, al netto di questo handicap, ci ha fatto vedere quello che può dare. Ora riprenderà a lavorare con il gruppo e ha due settimane per farsi trovare pronto contro Trento».
Queste sette amichevoli hanno dato indicazioni per il campionato? «Molte – spiega Carrea – non certo per la classifica, ma per gli elementi di gioco. In attacco abbiamo uomini che hanno la giocata nelle mani, altri che possono produrre vantaggi e su molti abbiamo già trovato le soluzioni giuste per valorizzarne le caratteristiche. Difensivamente, abbiamo già compattezza: la squadra sa difendere insieme, sa coprirsi, sa muoversi come collettivo. C’è da lavorare sugli extra possessi e sulla copertura dei rimbalzi».
Insomma, la squadra è in pieno “work in progress”: «Non è il momento dei ranking. Bisogna ricordarsi che siamo nuovi per sette decimi e cinque sono da quintetto: c’è bisogno di un percorso di conoscenza reciproca». Intanto, questa Cantù cresce e stuzzica.
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