Pallacanestro Cantù / Cantù - Mariano
Sabato 22 Novembre 2025
Corsolini, cuore diviso a metà. «Papà sarebbe stato felice»
L’intervista al figlio del grande dirigente: «Vi racconto come la Candy finì sulle maglie della Virtus»
«Sapete come la Candy finì sulle maglie della Virtus Bologna? Grazie ad Aldo Allievi e a mio papà». Il papà in questione è Gianni Corsolini, la voce narrante è il figlio Luca. Un grande dirigente bolognese di Pallacanestro Cantù negli anni d’oro, il figlio noto specialista nella comunicazione sportiva e sociale, docente e giornalista. Abita a Bologna, il cuore è un po’ diviso a metà. Ma ci accompagna in un viaggio nel basket che fu e in quello attuale. E lo spunto dell’aneddoto è paradigmatico del senso del discorso. Ossia del rimpianto di un basket in cui c’era un’idea sociale e di condivisione.
Quella raccontata fu una scelta senza precedenti e senza seguaci. Uno sponsor a cui si dice “no”, proposto a una società concorrente: «È un bell’incrocio – spiega Corsolini – e fu un’operazione che ebbe come registi il “sciur” Aldo, papà e in parte anche Roberto Allievi: uno sponsor così importante non si poteva farlo scappare, doveva restare nel basket, a costo di passarlo a Bologna».
Perché, tra mille, Corsolini ha scelto proprio questo ricordo? «Perché è un esempio di cosa non è più il basket moderno. Un basket come direbbe certamente mio padre in cui “non c’è un’idea comune” e dove “c’è un’esagerata ossessione per le statistiche”. Statistiche che fanno dimenticare il bello dello sport: De Nicolao che si butta su un pallone contro Cremona, è un gesto di straordinaria lucidità, ma per le statistiche è solo una palla recuperata».
Cosa rappresenta per Cantù la sfida contro Bologna? «È uno dei segnali chiari del ritorno di Cantù in serie A, insieme al derby contro Varese e a quello contro Milano. Delle rivalità storiche, all’appello mancano solo Pesaro e, in parte, Treviso». Anche in questo caso, Gianni Corsolini avrebbe avuto un pensiero: «Papà valuterebbe questa sfida come un momento significativo per ristabilire un ponte tra le due città, entrambe impegnate nella realizzazione di un nuovo palazzetto. Atteso da diverse generazioni quello di Cantù, quello della Virtus a BolognaFiere».
Chance per Cantù? «Una vittoria di Cantù varrebbe 4 punti, per la Virtus sarebbe un fatto abituale. Ma attenzione, un ko bolognese non è utopia considerando che l’Eurolega fissa partite al venerdì, senza alcuna logica. Papà Gianni andrebbe giù di testa: una volta le coppe erano il vanto delle italiane all’estero, ora fino a marzo condizionano il campionato». Chissà che per Cantù non sia un’opportunità: «Le squadre che giocano contro Milano e Bologna nella settimana in cui hanno il doppio turno di Eurolega, hanno vita semplice. Avevo suggerito a Cantù di chiedere di giocare in casa contro Milano e Bologna subito dopo il doppio impegno: si può vincere».
Bologna però sembra di un altro livello: «Bologna è riassunta da tre giocatori. Pajola è la continuità di un’attenzione intermittente verso il settore giovanile. Poi Niang: stupefacente il giro che ha fatto partendo da Lecco, arrivando alla Fortitudo, passando poi da Trento e approdando alla Virtus: possibile che nessuno si sia accorto del talento? Il terzo giocatore è la squadra: è più vicina alle idee del suo allenatore». E Cantù? «Che Sneed contro Udine. Gilyard? Mi pare difenda poco e in attacco fa più la guardia del play. Ballo ha grande presenza ma se viene messo lontano dal canestro va un po’ in difficoltà. Bortolani ora deve “prendersi” le partite. Ma queste sono solo le valutazioni di un guardone senza titoli».
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