Dalmonte: «Bologna, l’avversaria peggiore per Cantù»

Luca Dalmonte è stato sia di qua sia di là. Per la verità, il 61enne coach nativo di Imola, è stato più di là - un quadriennio da vice dal 1993 al 1997 e, più recentemente, un paio di stagioni (2020-21 e 2022-23) da capo - che di qua (biennio 2007-2009). Di là è da intendersi come Fortitudo Bologna, di qua l’accezione è riferita a Cantù, le contendenti di uno dei quarti di finale prossimi a scattare.

Una brutta bestia per l’Acqua S.Bernardo questa “Effe”, vero?

Decisamente. In tempi non sospetti ho sempre sostenuto nell’avvicinamento alla composizione della griglia playoff che chi l’avesse incrociata, soprattutto al primo turno, avrebbe avuto il turno più insidioso e difficile.

Motivo?

È la più pericolosa per qualità roster e per guida tecnica. E perché tra l’altro arriva da dietro ed è in piena rimonta. Senza trascurare che gode di una spinta esterna inequivocabile.

Allude al tifo, ovviamente?

Certo, anche se questo aspetto vale anche per Cantù. Sono due fattori che così si elidono, ma se i brianzoli avessero pescato qualcun’altra, allora il vantaggio sarebbe stato solo dalla loro parte.

Tra l’altro, mentre i fan bolognesi accorreranno a Desio, gli Eagles - salvo ripensamenti - per scelta al PalaDozza non ci saranno...

Sarebbe un peccato, perché verrebbe a mancare un aspetto molto affascinante di questa sfida.

La vulgata racconta di una “Effe” più corta dell’avversaria.

Basta leggere il roster per rendersi conto che non è così. Bologna ha due play veri, quattro esterni di valore, Freeman e Gabriel di livello, Cusin che sta facendo il suo, regalando minuti di certezze. E poi Menalo che la stagione scorsa giocava 15’ di media nella Trieste poi promossa. E ci sono pure Battistini e Vencato... Questo è un roster da playoff.

Temi tattici di squadra?

Verificare la capacità di Cantù di battere la prima linea dell’aggressività fortitudina e quanto dunque riuscirà a muovere la palla per prendersi tiri da tre aperti. Relativamente a Bologna deve far prevalere la sua ben precisa identità costruita nell’arco di due stagioni e aver la capacità di leggere al volo le dinamiche della partita visto che l’avversaria può proporre quintetti molto diversi tra loro ed eterogenei.

Espliciti quest’ultimo concetto.

Cantù ha maggiori variabili tattiche perché ha più di un giocatore in grado di recitare in un doppio ruolo. E quelli di Bologna devono essere lesti nel comprendere come reagire alle novità nel modo migliore e in tempi brevi.

Le sfide-chiave?

Penso a quella Basile-Gabriel perché alla doppia dimensione del primo fa da contraltare la perimetralità straordinaria dell’altra. Bello poi il confronto tra Hogue e Freeman perché le loro energie, comparate, sposteranno di qua o di là. Poi...

Che?

Gli accoppiamenti non saranno per forza ruolo per ruolo. Fantinelli, ad esempio, è un potenziale fattore se può giocare contro un giocatore di taglia più piccola. Per questo non mi aspetto su di lui né De Nicolao né Valentini perché il suo post basso è decisamente efficiente. Ma voglio altresì capire quale sarà l’uomo di Bologna che andrà in missione su McGee. E poi comunque ci sono altre individualità in grado di indirizzare una partita.

Ma una favorita c’è?

Sto lontano dai pronostici, ma vorrei dire che nessuna delle due deve sentire di avere un vantaggio. Più in generale, un’incollatura di vantaggio emotivo l’ha chi gioca le prime due partite in trasferta. Ma già dopo gara-1 l’emotività si incanala e si torna pari. Il fatto è che gara-1 rappresenta un crocevia per tutte.

Per chiudere, cosa più sposta nei playoff?

Quanto sei in grado di resettare tra una partita e l’altra; quante variabili tattiche già definite hai in canna da inserire tra un match e l’altro; disporre di una profondità di roster che ti permette in certe gare di poter contare anche su chi in genere non gioca molto perché le serie potrebbero essere molto dispendiose».

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