Ecco la vera Cantù, finalmente. Adesso può mostrare i muscoli

Con la Fortitudo in gara 5 è successo quello visto in Coppa Italia. Il segreto? Squadra quadrata, grande energia e impegno da parte di tutti

BASKET

Ogni mattoncino al suo posto, per un magnifico incastro a mo’ di Tetris. E nemmeno un non previsto Pac-Man - giusto per rimanere in tema - è riuscito a scalfire le granitiche certezze di casa Acqua S.Bernardo. Prima lo stop anzitempo, anzi anzigara, di Filippo Baldi Rossi, poi l’infortunio a Tyrus McGee e il colpo rimediato da Riccardo Moraschini: ma doveva essere la notte di Cantù, e così è stato. Asfaltata la Fortitudo in gara cinque dei quarti playoff. Limitandoci a una declinazione meramente sportivo, potremmo dire brutalizzata la Fortitudo.

Meno di 72 ore

Ci ha messo meno di 72 ore coach Nicola Brienza a rimettere le cose in ordine, mantenendo i nervi saldi e chiudendosi dentro lo spogliatoio. Evidentemente i due scossoni del PalaDozza non avevano lasciato scorie. Oppure sì, tolte di dosso le tossine, rimaneva la grande voglia di rivalsa. In casa. Davanti a fantastici 4.888 spettatori. Per un dato destinato a salire con il proseguo della stagione.

In una sorta di osmosi, campo e tribuna si sono scambiate energia. Ci hanno pensato i tifosi a caricare la squadra nel pre gara. Hanno risposto i giocatori, facendo ulteriormente gasare la piazza. Hanno chiuso il cerchio spettatori e protagonisti all’unisono. Regalando spettacolo.

Ci sarebbe quasi da arrabbiarsi non ci fosse da ridersela di gioia. Arrabbiarsi perché? Perché dopo l’altra sera, così come dopo la Final Four di Coppa Italia, non ci sono più dubbi: la squadra è questa. Cantù è questa. Il potenziale è questo. La forza del gruppo è questa. Quindi che peccato sprigionarla solo a sprazzi.

Fortuna vuole che quando le gare, meglio se secche, contino, la S.Bernardo non buchi. Presupposto che fa comodo in ottica futuro, a cominciare dalla semifinale che inizia sabato contro l’unica squadra che ha potuto rifiatare un po’, e cioè Rieti. Ci si arriva, alla serie, sullo slancio di una gara cinque praticamente perfetta, grazie a una squadra quadrata e con la consapevolezza che il fattore campo, ancora una volta, potrà pesare come un macigno.

La condizione di tutti

Con Dustin Hogue che ha saputo risvegliare antichi splendori, a impressionare è stata la condizione di ognuno. Matteo Piccoli è una furia, Grant Basile ha riscaldato la mano, Fabio Valentini è quello delle fiammate, Joonas Riismaa ha imparato come si fa il lavoro sporco. Detto che la vecchia guardia (Andrea De Nicolao,Tyrus McGee e Ricky Moraschini) rappresentano la solita polizza salvavita, contro la Fortitudo si è applaudito un Leonardo Okeke impressionante, con quella voglia di spaccare il canestro che deve essere uno stato di liberazione dopo gli ultimi lunghi mesi.

Se l’aria che tira è questa, i presupposti per divertirsi ancora non mancano.

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