Felicità Cagnardi: «Contro Verona vinto di squadra»

Basket L’allenatore di Cantù: «Fiducia per il finale di stagione. Nwohuocha in quintetto? Mi sono fidato dell’istinto»

La strada è segnata, quanto meno questo è l’auspicio di coach Devis Cagnardi. Cantù si è mostrata più solida in difesa contro Verona, così come era stato a Roma contro Forlì.

Due indizi non fanno una prova, ma sembra questa la via maestra che il tecnico vuole seguire da qui alla fine del campionato.

«Un’idea da seguire»

«Forlì – spiega l’allenatore della S.Bernardo - in una partita che ovviamente ci ha lasciato tanto amaro in bocca, ci ha lasciato un’idea da seguire. Contro Verona abbiamo giocato una partita di grande solidità difensiva. Abbiamo cercato di fare anche cose particolari: sapevamo che avremmo sofferto un uomo d’area, ma abbiamo cercato di tirare la coperta sul lato che volevamo noi».

E una certezza/consapevolezza: «Difendere forte non è nelle nostre corde, ma è la seconda volta consecutiva che lo facciamo: dobbiamo fare in modo di ripeterci».

Battere Verona non era scontato, né facile, soprattutto per il peso che Cantù si portava sulle spalle dopo tre sconfitte consecutive: «È stata una partita importante, sentivamo la pressione di dover vincere questa gara. Ci siamo preparati tanto, abbiamo avuto il merito di prendere quello che di buono c’era stato contro Forlì. Siamo stato un po’ attanagliati dalla tensione e dalla fretta, ma abbiamo giocato una gara accorta anche offensivamente, cercando vantaggi attraverso giochi provati».

Non sono solo questi gli spunti positivi: «Siamo contenti, al di là dell’aspetto tecnico-tattico, perché abbiamo cercato di sfruttare tutto il roster. L’abbiamo vinta d’insieme e di squadra: per la società, per i tifosi e anche per noi stessi. La vittoria ci dà morale, ma non è finita: già sabato ci aspetta una trasferta molto complicata a Cividale. Ci buttiamo in questo finale di stagione con tutta la fiducia possibile».

È la vittoria dell’unità e della determinazione? «Ce lo siamo detti a fine partita: non sapevamo bene che partita ci aspettasse, anche alla luce dell’innesto di Buva. Volevamo mettete davanti a tutto i valori del gruppo: ci siamo riusciti».

È stato importante il contributo della panchina, così come l’intuizione di partire con Nwohuocha in quintetto per contrastare Buva: «Sentivo, durante la gara, che chiunque entrasse, potesse dare qualcosa. Curtis? Mi sono fidato dell’istinto. Chi gioca in casa, deve consegnare per prima la distinta del quintetto. Non sapevo le scelte di Verona, ma immaginavo potessero partire con Buva: ho pensato di mettergli contro il giocatore con maggiore tonnellaggio, una scelta che poteva aiutare inizialmente e poteva scaturire una gestione dei cambi diversa. Ci ha detto bene…».

«Non pensare alla pressione»

Altro “peso” da togliersi, la vittoria di Torino in anticipo: «Ma alla fine ci siamo detti che è sciocco pensare alla pressione come a un fattore negativa. La pressione fa parte del campionato di chi punta a vincere: non averla significa lottare per altre posizioni. Sicuramente dobbiamo imparare che, mettendo tutta la nostra energia mentale in campo, si ha meno tempo e meno spazio per pensare alla pressione».

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