Giofrè: «Treviso-Cantù, la parola alle difese»

Pareri «Si affrontano le due squadre con le difese più penetrabili, aspettiamoci una partita dal punteggio alto

Cantù

Incredibile a dirsi, conoscendo il valore umano e professionale. Ma il canturino Simone Giofrè, professione general manager nel basket, ex di Cantù e di Treviso, attende una chiamata.

Intanto di guarda intorno. E guarda tante partite. Quelle di Cantù – di cui si dice ancora tifoso – e di Treviso, per affetto. Un grande doppio ex: a Cantù ha lavorato nell’ufficio stampa, prima di studiare da dirigente. È reduce da un biennio a Treviso, la prossima avversaria di Cantù. Due salvezze consecutive, un rapporto non idilliaco con la piazza, a fronte di obiettivi ben chiari centrati.

Anche il primo anno, quando Treviso partì con uno 0/9 in campionato, ma riuscì a salvarsi. Avete capito bene: nove partite giocate e nessuna vittoria. Come avvenne il “miracolo”? «Fu una rincorsa in apnea – ricorda Giofrè – ma andò bene: dopo l’ottava cambiammo due giocatori, peraltro risparmiando qualcosa, arrivò un’altra sconfitta. Poi la musi cambiò». E la stagione fu portata “a casa”: «Vincemmo dodici partite e ne perdemmo nove. Prendendo solo la classifica dalla decima all’ultima giornata, avremmo chiuso al quarto posto».

Anche l’annata successiva – di fatto la scorsa stagione - non iniziò benissimo: «Di questi tempi viaggiavamo con sei vittorie e cinque sconfitte. Ma ci siamo ripresi e abbiamo stabilito il record societario di punti per il girone di andata. E ci siamo salvati a cinque giornate dal termine, come da previsioni iniziali. Treviso? Mi ha dato grandi soddisfazioni a livello organizzativo: c’è stata una riorganizzazione con collaboratori validissimi».

Ora c’è Treviso-Cantù, sfida tra due pericolanti: «Ho visto dal vivo la vittoria contro Reggio Emilia e tutte le altre in tv, lo stesso per Treviso. Come pensavo in estate, Cantù è una buona squadra e ha un “pacchetto italiani” tra i migliori in A, da prime quattro. De Nicolao, Basile, Moraschini, Okeke e Bortolani: chi ce li ha?». E gli stranieri? «Non voglio dire che stranieri siano scarsi anzi, ma gli alti e bassi iniziali credo siano dovuti al fatto che si stanno mettendo ancora insieme. Quello che permetterà di fare un salto di qualità sarà la continuità in trasferta perché è lì che Cantù è mancata». Il punto per Giofrè è esattamente questo: «Cantù ha un pubblico al Pianella, scusate ma io lo chiamo ancora così, che nessuno ha. Ma le partite in casa non si possono vincere tutte: devi iniziare a vincere in trasferta, a serve per evitare di appesantire le sfide in casa: serve il colpaccio fuori casa. A bilancio forse manca una vittoria, una tra Varese e Sassari, ma bisogna cercare di alzare l’asticella».

Che partita sarà? «Si affrontano le due squadre con le difese più penetrabili, aspettiamoci una partita dal punteggio alto. Vero anche che non sono due attacchi atomici. Vediamo come la prepareranno: Cantù ha un brutto calendario, Treviso ha più chance per far punti, avendo quattro scontri diretti di cui tre in casa. Per Cantù è una partita delicata, servono punti per togliersi un po’ d’ansia».

Infine, un giudizio sul campionato: «In A il livello è sempre più alto. È ormai un campionato molto diverso rispetto a cinque anni fa. Questo implica che tutti noi, addetti ai lavori, ma anche i tifosi, ci dobbiamo adeguare: Se la tendenza è quella della Nba, con una fase offensiva enfatizzata, allora stiamo andando in quella direzione. Bisogna farsi l’occhio: è l’evoluzione della specie»

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