Il Bomber: «La “mia” semifinale? Vedo tanto equilibrio tra squadre molto intense»

Intervista con Antonello Riva, illustre doppio ex di Cantù e Rieti, semifinale playoff

Cantù e Rieti, dove tutto è partito e dove tutto è finito. Non sarà un derby geografico, ma del cuore per Antonello Riva. Il bomber per eccellenza sta aspettando con trepidazione l’inizio delle semifinali tra due squadre importantissime per lui. Due tappe fondamentali, l’alfa e l’omega del campione.

Riva, che significato hanno per lei queste squadre?

Racchiudono tanto della mia carriera. A Cantù è iniziato tutto: sono arrivato a 14 anni, me ne sono andato a 27. E poi sono tornato. A Rieti mi hanno accolto: stavo bene e mi hanno offerto un triennale a 40 anni e non capita tutti i giorni a quell’età.

Del Riva canturino si sa tutto, forse un po’ meno di quello reatino. Che esperienza è stata?

Bella fin dall’inizio, perché c’era un progetto serio alla base. Sono sceso in serie B, in una piazza di cui avevo captato l’entusiasmo: al palazzetto vanno in 5mila. È un posto simile a Cantù, dove c’è una simbiosi completa tra città e squadra.

Anche le prospettive future hanno influito?

Sì, mi prospettarono l’idea di chiudere la carriera da giocatore e di iniziare come dirigente. Le garanzie c’erano, la serietà anche, il tecnico era un grande come Tonino Zorzi. In più nell’accordo c’era anche la possibilità di far fare esperienza a mio figlio Ivan, che mi seguì. Mi affidai all’agente Riccardo Sbezzi e trovammo l’accordo.

Due anni in campo e poi perché decise di ritirarsi?

In società entrò Gaetano Papalia, proprietario dell’ippodromo di Tor di Valle. Era molto ambizioso e strutturò ulteriormente il club. Io giocai due anni pieni: perdemmo ai playout contro Vigevano il primo anno, la stagione successiva vincemmo la finalina per la A2 oltre alla Coppa Italia. Ma mi accorsi, dopo poche giornate del terzo anno, che non ce la facevo più. Papalia, devo riconoscere, mi aiutò nel passaggio complicato da giocatore a dirigente e restammo amici.

Ma, sempre a Rieti, ebbe la chance di giocare insieme a suo figlio. Ricordi?

Fu una sensazione meravigliosa, andavamo ad allenarci e alle partite insieme, fu molto appagante. Ricordo che arrivammo a Rieti il 16 di agosto, passando da una strada un po’ sconnessa. Ci chiedemmo dove fossimo mai arrivati… Ma al palazzetto ad accoglierci c’erano mille tifosi.

Padre e figlio insieme compagni di squadra, un evento raro…

È successo a Dino e Andrea Meneghin, ma da avversari. Quella situazione creò anche un’attenzione mediatica notevole, venne la trasmissione di Rai1 “La vita in diretta” a casa per un sevizio. È sempre un gran bel ricordo.

Tornando al presente, Cantù-Rieti che semifinale sarà?

Se guardiamo la prima fase, Cantù ha cambiato un po’ fisionomia, il percorso però è stato simile a livello di punti. Ma i playoff, lo si dice sempre, fanno storia sé e tutto può essere sovvertito. Io vedo grande equilibrio, così come nell’altra sfida tra le due romagnole. Non è un caso che tre serie su tre dei quarti di finale si siano chiuse in gara 5.

Quali fattori avranno un peso maggiore?

La stanchezza di Cantù potrà incidere, ma dico anche che coach Nicola Brienza è stato bravissimo a distribuire bene le forze tra tutti i giocatori. Attenzione, non è detto che il 3-0 di Rieti sia per forza un vantaggio.

Perché?

Perché Cantù, già ai quarti, si è già fatta le ossa, ha già vissuto tutto quello che si può passare, anche in negativo, nei playoff. Rieti forse sarà più brillante fisicamente, ma Cantù può essere più pronta dal punto di vista mentale. E questi due aspetti daranno ancora più equilibrio alla sfida.

Cantù e Rieti, sono due piazze calde. Il fattore campo inciderà?

L’altra sera ero a Desio per gara 5: la spinta del pubblico è stata davvero importante. Quella di Rieti è molto simile. Ma Cantù ha già vissuto il PalaDozza di recente, è già allenata in questo senso

L’errore che Cantù non dovrà commettere?

Pensare che sia una serie semplice o che lo scoglio più grosso, ossia la Fortitudo, sia già stato superato. A Rieti sono ambiziosi, non si tireranno mai indietro. Sarà una serie da giocare con la stessa intensità vista contro la Fortitudo.

La difesa è la chiave per vincere i playoff?

È sempre importante difendere bene e Brienza lo sa: non è un caso che sia stato votato miglior allenatore della serie A l’anno scorso. La difesa porta alle vittorie.

Ma Cantù l’altra sera ha vinto con un ampio margine…

Beh, perché oltre alla difesa ha funzionato bene anche l’attacco. Io auguro a Cantù di tirare sempre così, ma tutti sappiamo che esistono le serate “no” al tiro. E allora, in quei casi, la difesa ti dà la certezza poter competere comunque e anche di vincere. L’organico ampio di Cantù può fare la differenza: non so chi sia in grado, tra tutte le altre squadre in lizza, di pareggiare l’intensità che ho visto contro Bologna.

Pensierino finale del bomber?

Gara 2 sarà trasmessa in diretta e in chiaro su RaiSport, fantastico. Sono certo che ci saranno bel gioco in campo ed entusiasmo spalti: può essere un grande biglietto da visita per il movimento cestistico e, in particolare, per la A2. Cantù e Rieti sono due squadre forti, c’è tutto perché questa semifinale sia un bello spettacolo per tutti.
L.Spo.

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