«Io contro Firenze quella volta da non credere»

Intervista prestazione a tutto tondo con la quale Beppe Bosa pone il proprio sigillo su quella sfida tra Vismara e Neutroroberts

Cantù

Trentaquattro punti a re- ferto in “soli” 30 minuti sul parquet. Con 16/19 al tiro su azione (15/17 da 2 e 1/2 da 3, 1/1 dalla lunetta, 4 rimbalzi, 2 perse, 3 recuperate e 1 assist per un 36 di valutazione. Questa la prestazione a tutto tondo con la quale Beppe Bosa pone il proprio sigillo su quella sfida tra Vismara e Neutroroberts, nell’anno di grazia 1990.

L’ala padovana (2.04 d’altezza) di Cittadella, ben presto divenuta canturina a tutti gli effetti e con tutti i sacri crismi (e non solo per le 15 stagioni consecutive con la maglia del club brianzolo), all’epoca aveva 25 anni (è un classe 1964, mese di ottobre) ed era nel pieno della sua invidiabile carriera (due Coppe Campioni, una Coppa delle Coppe, una Korac, una Intercontinentale e uno scudetto, oltre a 123 presenze in Nazionale con la quale fu bronzo agli Europei del 1985 in Germania ).

Di seguito riproponiamo l’intervista che - sull’argomento specifico specifico - ci aveva concesso qualche anno fa.

Dunque, che ricordi conserva di quella sua performance contro Firenze?

Dite che ho segnato 34 punti? Non ci posso credere! Battute a parte, rammento che mi entrava di tutto. Alzavo la mano e facevo canestro. E non mi capitava così tanto di frequente... Soltanto in un’altra occasione riuscii a marcare così tanti punti.

Tra l’altro, un gran bottino e non certo contro una rivale modesta.

Tutt’altro. Quella era una Firenze

pimpante e frizzante, con due americani super quali Clarence Kea e JJ Anderson. Il primo solidissimo centro, il secondo uno dei migliori stranieri di sempre mai venuti a giocare in Italia. Anche se la difesa non era proprio il suo punto forte...

Anderson realizzò 33 punti: ricorda chi lo marcava?

Mi sembra un certo Bosa... Sì, ero

proprio io quello destinato a occuparmi di lui e mi ha fatto diven tare matto. Diciamo che se in attacco non ci siamo fatti mancare nulla, nella nostra metà campo siamo stati decisamente meno irreprensibili. In seguito, JJ sarebbe venuto a giocare con noi a Cantù, ma quello era nel frattempo diventato un giocatore ormai spremuto.

Gran bella squadra quella Vismara allenata da Recalcati.

Veramente bella. Con gente co

me Rossini e Marzorati si andava di corsa e il contropiede era una nostra arma micidiale. Vogliamo parlare di Mannion e di quanto valesse?

Parliamo invece di Bosa

Quelli a cavallo tra la fine degl

Anni 80 e l’inizio degli Anni 90 furono i miei anni migliori. Nel club così come in Nazionale.

Lei ricopriva indifferentemente i due ruoli di ala, vero?

In effetti è così. Quando venne

Pessina giocai più da “3”, mentre

con Turner e Anderson più da “4”. La verità è che anche nella scelta degli americani, il club cercava di prendere quelli che fossero con me intercambiabili. Tra l’altro, schieravamo spesso un quintetto “piccolo”, con un solo lungo e quattro esterni. Proprio perché, come dicevo, prediligevamo andare di corsa. Al massimo che fosse possibile.

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