La curva degli Eagles? In venti metri quadri

Nel covo degli ultrà canturini per “vivere” gara-2. Prima la trepidazione, poi la gioia: la festa può iniziare

BASKET

Si fa festa al bar Senso Unico, il ritrovo degli Eagles. Cantù ha (ri)vinto a Rimini, la serie finale volge al meglio. Molto più che al meglio: 2-0, con la prospettiva di una (lo sperano tutti) o due partite in casa, la serie A è sempre più vicina.

Non sono andati a Rimini, per protesta contro le restrizioni sulla vendita dei biglietti: erano però un centinaio a seguire in diretta la partita, in divisa d’ordinanza e carichi di speranza. L’orologio segna le 19.48: «A che ora inizia ’sta partita?».

Scaramanzia

Il Senso Unico è un crocevia di emozioni. C’è chi è rilassato, chi beve una birra, chi non sta più nella pelle. Chi fa pronostici: «Io sono fiducioso», ma rigorosamente sottovoce. E chi mangia il fatidico panino: domenica proposto nella versione con salamella per gara-1 e riproposto scaramanticamente, nella versione con porchetta, anche ieri sera.

Già, la scaramanzia. È la padrona assoluta della serata Eagles. Stesso schieramento e stesse posizioni di gara-1: tv, sedie del “parterre” con Francesco “Juary” al centro, tavolo, bancone del bar. La curva è in venti metri quadrati.

Bomba di Valentini dopo pochi secondi, primo boato: «Olèèèè!». Brividi per Piccoli e il suo infortunio iniziale: «Ecco, cominciamo bene».

Primi insulti a Marini, dopo una cintura ai danni di Riismaa. Clima caldo caldo (anche al PalaFlaminio): non sarà una serata facile per Cantù e lo si capisce subito. Rimini scappa, 28-19, bomba di McGee e si respira. Cantù rosicchia ma Rimini riallunga. Maledetti liberi: la curva a Cucciago trattiene il fiato a ogni tiro dalla lunetta di Basile, esulta a uno dei rari 2/2 di Hogue. Intervallo, 37-30: ahi. «Ma quanto mena Rimini?».

Più di un segnale

Secondo tempo, chi suona la carica? Piccoli e McGee, con due triple: «Ci siamo, dai ragazzi!». Ora ogni rimbalzo, ogni dettaglio viene commentato, a gran vice. Si avvicina l’ultima sirena, Cantù non è stata ancora in vantaggio, se non dopo i primi secondi. Ma è attaccata a Rimini. Esplosione al 43-43, cambia la partita?

Ebbene sì, è il prologo alla “solita” grande ripresa vista nei playoff. Cantù vince, facendo la spesa nell’ultimo quarto su una Rimini in debito d’ossigeno.

La terza vittoria consecutiva nei playoff è ben più di un segnale. Il boato al Senso Unico è potentissimo: la sofferenza a 375 chilometri di distanza è enorme. Il cuore di Cantù batte fortissimo da lontano. Venerdì sarà in gradinata, a pochi metri dal sogno.

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