La panchina lunga sarà l’arma in più. Cantù ora ci crede

Basket A2 Il recupero dagli infortuni sta facendo bene a una squadra in crescita progressiva: lo dicono le cifre

«Ha tutto quello che vuole il Barone Nils Liedholm: vigneto, uliveto, vini doc, vini dic e pure i soldi. Sempre. Panchina lungaaa...». La famosissima frase è di Lino Banfi, pronunciata nelle prime scene del leggendario “L’allenatore nel pallone”, film del 1984 in cui in cui l’attore interpreta mister Oronzo Canà.

Un allenatore di calcio senza squadra e che, parlando delle fortune del ben più noto Liedholm, sottolinea l’importanza dell’avere tanti uomini a disposizione. Insomma, la mitica panchina lunga, sogno di ogni tecnico, dai dilettanti ai massimi livelli, di qualsiasi sport.

Tutti a disposizione

Con tutta la squadra a disposizione, compresi i panchinari, cambia tutto. L’essere al completo ovviamente non è garanzia di successo, ma almeno ci si può preparare in settimana e affrontare gli avversari senza rimpianti.

Lo sa bene coach Devis Cagnardi, che a lungo ha dovuto rinunciare a Cesana e Baldi Rossi e ha dovuto convivere per alcune giornate con Moraschini, Bucarelli e Burns a mezzo servizio o assenti. Non più tardi di un due settimane fa, era stato il collega Franco Ciani, coach di Torino, a insistere su questo tema, prima della sfida contro Cantù: «Con grande pragmatismo, credo che le assenze e i lunghi periodi con assetti rimaneggiati non facciano bene a nessuno. E quando tutti tornano, ricostruire gli equilibri tattici non è uno scherzo».

Ora le cose sono cambiate e la bilancia comincia a riequilibrarsi anche a Cantù, dopo mesi passati a trovare alchimie e soluzioni tattiche in regime di restrizione. Cantù si è barcamenata bene, ha perso qualche punto in classifica su Trapani, ha subìto una rimonta, ma si è riappropriata del secondo posto, consolidandolo.

Non è un caso che con Cantù a pieno regime – che poi così pieno non è, perché Cesana è ancora sulla via del recupero dal punto di vista atletico -, siano arrivate anche le vittorie.

Ed è cresciuto anche l’apporto della panchina, anche se non è ancora un contributo così fondamentale. Nelle ultime tre partite, partendo dal ko interno (84-85) contro Milano, il contributo in termini di punti è però salito. Contro l’Urania, dalla panchina sono arrivati solo 7 punti da tre giocatori impiegati: Bucarelli 4, Berdini 3 e nessuno da Cesana, dall’altra parte sono stati 31.

Berdini e Burns

Nella vittoria a Torino (76-87), il fatturato è salito: 13, suddivisi tra Berdini (7), Burns (4) e Moraschini (2), contro i 18 messi a segno dai “panchinari” della squadra piemontese. Fino alla vittoria di domenica contro Agrigento, quando dalla panchina di Cantù sono arrivati 25 punti, grazie soprattutto alla prova da 19 punti di Moraschini – un lusso per Cantù averlo come sesto uomo – i 3 di Burns e i 3 di Berdini.

Le cose, ora che il roster è completo, possono solo migliorare. Nella fase a orologio, è atteso un contributo ancora maggiore da parte di Cesana, Nwoucha, Burns e, con i dovuti accorgimenti, anche dal giovane Tarallo e dai ragazzi del Pgc. Perché Cagnardi (ci perdonerà) non sarà certamente Canà, non avrà nemmeno i vigneti di Liedholm, ma a livello di scelte ora non può essere considerato tra i tecnici sfortunati della serie A2.

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