
( foto cusa)
Santoro, gm di Cantù: «L’opportunità è data dai giocatori presenti e da quanto ci sta attorno»
Uno dei segnali più importanti della crescita della Pallacanestro Cantù (e del ritorno nel basket che conta) è dato anche dal ritorno, in grande stile, di general manager e allenatore alla Summer League negli States, opportunità non solo nell’immediato, ma anche nel medio e lungo termine, dato anche il numero di relazioni innescate a bordo campo, ma non soltanto.
Sandro Santoro e Nicola Brienza hanno colto l’occasione al volo. Un’esperienza breve, ma intensa. E proficua. Un concentrato di strette di mano, partite live e aggiornamento costante. Servirà adesso, nella caccia dell’ultimo americano, sarà ancora più utile nel futuro. Ne abbiamo parlato approfonditamente con il general manager.
Rappresenta l’appuntamento più importante della fase di mercato estivo che può riguardare alcuni giocatori che la disputano, ma è tutto quello che c’è attorno che la rende un’opportunità per consolidare relazioni o, addirittura per crearne delle nuove.
È stata la quarta volta per me e anche coach Brienza non era nuovo a questa esperienza. Per sfruttare a dovere le opportunità della Summer League di Las Vegas bisogna prepararsi, altrimenti di rischia di assistere semplicemente a un grande evento che può disorientare.
All’interno del Thomas & Mack Center c’è l’arena da quasi 19.000 posti a sedere e il Pavillon che è una palestra notevolmente più piccola in grado di ospitare circa 3.500 persone con diverse partite in contemporanea, tantissimi addetti ai lavori provenienti da tutto il mondo e può risultare un’esperienza sterile se non si è preparati a capire come muoversi. Aver vissuto altre edizioni prima facilita un po' le cose.
È un’occasione che amplia il network di dirigenti e allenatori, approfondisce strategicamente la qualità dello scouting perché concede la possibilità di vedere giocatori dal vivo e per tutti i livelli, dalle future stelle Nba fino ai giocatori più adatti o già pronti per l’Europa di alto, medio e basso livello.
Sì, perché, oltre alle gare di Summer League, le agenzie più importanti e i procuratori in generale sfruttano l’occasione, vista la presenza di coach, general manager e scout provenienti da tutto il mondo, per organizzare workout privati nei quali si possono vedere giocatori che non hanno possibilità di restare nell’Nba o GLeague e sono disponibili per l’Europa nell’immediato.
Noi abbiamo ricevuto un invito a tre workout molto interessanti. Vedere tutto questo “live” ti da l’opportunità di vedere i giocatori molto meglio, guardarli da vicino, vedere il loro linguaggio del corpo dentro e fuori dal campo, l’atteggiamento che hanno verso i propri allenatori e compagni di squadra. Tutte queste cose non possono mentire, dando un’idea molto utile per le scelte che si decidono di fare. Facendo poi due chiacchiere con i giocatori che interessano chiude il cerchio e facilita le decisioni.
Si comincia dal mattino alle 8 per finire alle 10 di sera, cenando con colleghi o addetti ai lavori, ma parlando sempre e solo di pallacanestro. Poi, quando il fuso orario lo consente si è a Las Vegas, una città clamorosamente piena di luci con i suoi giganteschi alberghi che rappresentano un’attrazione unica, per fare due passi e smaltire le circa dieci ore della giornata trascorse a vedere e parlare di basket.
Smaltire un fuso orario da 9 ore di differenza è la cosa più faticosa e dopo una giornata, quando si torna in camera e vorresti dormire, in Italia è mattino e quindi arrivano chiamate in quantità che interrompono il sonno, nonostante la stanchezza. Però, la Summer League di Las Vegas è l’evento internazionale più importante di tutto il basket mondiale, per cui esserci rappresenta un privilegio per il quale io e il coach ringraziamo il club. Resta sempre la migliore e la più importante esperienza da cui si impara e conosce molto di più di qualcosa.
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