Ok la difesa, e poi? Cantù, servono idee e voglia di vincere

Basket La sconfitta in Coppa Italia ha lasciato il segno. Ma qualche miglioramento si vede e non tutto è perduto

Ennesima delusione per l’Acqua S.Bernardo Cantù che ancora una volta deve leccarsi le ferite a seguito di un flop in campo. Brucia l’eliminazione nella semifinale di Coppa Italia a Roma contro l’UniEuro Forlì per 60-59.

I vecchi problemi

Una partita che ha messo in luce tutti i problemi che da inizio campionato accompagnano questa squadra. Va bene la maledizione della Coppa Italia, trofeo mai vinto da Cantù, ma anche questa volta resta il rammarico per aver gettato alle ortiche un’occasione che sembrava alla portata. Non è piaciuto per nulla il primo quarto di Cantù, che ha sbagliato un’infinità di canestri facili ed è scesa in campo con un approccio troppo morbido e svogliato, con l’unica eccezione di Lorenzo Bucarelli.

E dire che rispetto alla Caporetto di Chiusi si sono visti dei miglioramenti in difesa, ma alcuni cali di concentrazione ci sono comunque stati. In particolare, su Daniele Cinciarini, classe ’83 che non invecchia mai (16 punti), su Xavier Johnson, che ha giganteggiato come voleva sotto canestro (13 rimbalzi a referto), e sul gioiello Kadeem Allen, che è uscito praticamente di scena subito per il riacutizzarsi del recente infortunio alla caviglia.

Ciononostante, coach Antimo Martino è riuscito a centellinarlo, mandandolo in campo per soli 16 minuti, che sono comunque bastati per farlo andare in doppia cifra (12 punti con due triple e 3/3 da due). Ecco, Forlì ha praticamente dovuto fare a meno del suo miglior giocatore e Cantù non è mai riuscita a trovare le contromisure nei pochi spezzoni di match in cui Allen è entrato in campo.

Entrambe le squadre non hanno brillato al tiro, con Forlì che negli ultimi secondi ha sbagliato l’impossibile dalla lunetta, ma i biancoblù non ne hanno per nulla approfittato. In preda alla disperazione l’Acqua S.Bernardo nel finale si è incaponita ancora una volta con forzature dall’arco e tiri affrettati. Meglio Forlì nelle rotazioni e a rimbalzo, tasto quest’ultimo tra i più dolenti della gestione di coach Devis Cagnardi.

Cantù ha chiuso con un -12 a rimbalzo (45-33) e in una gara punto a punto, si sa, anche un solo possesso può fare la differenza. In sintesi, Forlì ci ha creduto di più, mentre Cantù ha dovuto ancora fare i conti con i fantasmi che la perseguitano da inizio stagione. A ciò bisogna aggiungere le serate negative di Christian Burns, Solomon Young, Riccardo Moraschini e Nicola Berdini.

Una buona fetta di tifosi chiede da tempo la testa di Cagnardi e non solo la sua. Se la società lo esonerasse adesso, dovrebbe però ammettere l’errore di inizio stagione, quindi difficilmente lo farà. Oltretutto non sembra che ci siano alternative valide al momento, né sulla piazza né internamente.

Alibi e proclami a zero

Non tutto comunque è perduto, soprattutto se si riparte dalla crescita difensiva vista a Roma. Per competere ai playoff serve una svolta radicale a livello di gioco, ma anche di atteggiamento e di testa per alcuni. Registrare la difesa è un primo passo, ma servono anche le idee e la voglia di vincere, oltre a una buona dose di umiltà. I proclami, la “cappa canturina”, la spocchia e le polemiche stanno a zero.

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