Ardito, tifo da ultrà: «Qui tutto è speciale. Contento per Jack»

L’ex capitano sempre legato ai colori azzurri: «Per me il calcio è la curva, ed è lì che porto i miei figli. A Como ci sono i tifosi che mi hanno dato più di tutti»

Tra i tifosi, da tifoso, quest’anno in curva c’è stato anche lui, «perché per me il calcio è la curva, la partita si deve vedere lì, i miei figli mi piace portarli lì». E così è capitato che Andrea Ardito decidesse insieme agli amici e alla famiglia di andare a comprarsi il biglietto e di andare a vedere il Como come tutti.

L’ex capitano del resto il suo rapporto speciale ce l’ha con la gente, «con le persone, con i tifosi. Che mi hanno dato più di tutti, sempre».

«Firmai in bianco»

E in questi giorni Andrea ha ricordato pubblicamente sui social come sia nata questa sua infinita storia d’amore con il Como, in occasione della scomparsa di Giorgio Vitali, la persona che in un certo senso cambiò la sua vita, professionale e personale. «Mi vide giocare una sola volta, era Pro Sesto-Pontedera. Tre giorni dopo in società mi chiamarono, mi dissero che il Como mi voleva, dovevo rispondere subito. La settimana dopo firmai, contratto in bianco».

Andrea aveva 22 anni, «e il primo anno all’inizio fu difficile, mi infortunai, non giocavo. Ero anche un po’ ingrassato, Vitali mi stimolava, mi incoraggiava. Sembra incredibile, ma in una sola gara aveva visto in me qualcosa di speciale, mi ha aiutato a non mollare, anche quando tutto mi sembrava difficile. È stato importantissimo per me e per la mia carriera, aveva visto giusto».

E di pagine di ricordi Andrea ne ha sfogliate tante in questi ultimi tempi, insieme ai tifosi del Como. Ricordi dolci, come quello per Giorgio Soggetti. «La prima persona che mi accolse a Orsenigo, la mia seconda casa per tanti anni, prima e dopo, quando ritornai. Questo è stato sempre il Como per me, persone così, come lui, con cui mi piaceva bere un caffè e scambiare due chiacchiere ogni giorno, perché era sempre il primo ad arrivare al campo. Persone che restano al di là di tutto, che hanno sofferto in questi anni per tante vicende difficili. Quelle che mi hanno fatto capire che si possono firmare contratti in bianco perché le soddisfazioni umane e dei rapporti così non hanno prezzo».

E poi c’è stato il gesto speciale di Andrea verso Nino Balducci. «La maglia della partita più importante della mia vita, Como-Livorno, sì. Un ricordo che per me vale tantissimo, ma che ho voluto regalare alla famiglia di Nino. Una persona che poteva sembrare burbera, ipercritica, ma che mi ha sempre difeso, anche quando tornai nel 2009 e anche lì non fu subito semplice».

«Io sono davvero così»

Rapporti fatti di sentimenti semplici e diretti, «quello che piace a me. Perché io sono così, e ho avuto molto di più da queste persone, e dai tifosi, che dalla società, dalle varie proprietà che si sono succedute, questo devo dirlo. Non sono mai stato un calcolatore, la gente ha visto in me più un ultras in campo, perché sono veramente così».

E da tifoso ha seguito anche questo campionato, «contentissimo per Jack, è stato giusto confermarlo. Ora quello che ha fatto sembra semplice, ma raggiungere così bene l’obiettivo non è semplice. Non conta il fatto che fosse il suo primo anno in B, un allenatore se è bravo lo è dovunque, e lui fa questo mestiere da vent’anni. Ha competenza, senso di appartenenza, tutto quello che serve. Lui e Ludi hanno costruito bene la squadra per l’obiettivo che volevano. Da tifoso del Como sono soddisfatto, e curioso di vedere che cosa accadrà».

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