Ma che bel Como. E continua a stupire

La prova contro il Betis Siviglia è per certi versi il segnale più importante di dove può arrivare la squadra. È stato bellissimo rivedere il miglior Diao, capace anche di ripiegare in difesa quando serve. Il 4-3-3 è una certezza

CALCIO

Se questo è l’inizio, anche volendo tenere i piedi per terra, la stagione del Como non potrà che essere un piacere continuo. E la prova dell’altra sera contro il Betis Siviglia è per certi versi il segnale più importante di dove può arrivare la squadra di Cesc Fabregas.

Lo è perché è stata la più difficile, quella in cui tanto si è dovuto pensare anche a non far giocare gli avversari, non c’è stata tutta la libertà di azione e di campo che invece il Como aveva trovato - per meriti suoi, sia chiaro, ben più che per limiti degli avversari - nelle amichevoli precedenti.

Punto fermo

È servito un atteggiamento diverso, una diversa interpretazione della partita, che c’è assolutamente stata. Con una capacità di “soffrire” quando ce n’è stato bisogno, senza perdere però mai i concetti di base. E senza cali di attenzione. Volendo sintetizzare al massimo, basterebbe una sola considerazione come prova della mentalità con cui il Como scende in campo: un gol costruito dopo pochi secondi, un gol arrivato negli ultimissimi secondi. In partita dal primo all’ultimo minuto, più di così...

Il modulo è quello, su questo non sembrano esserci incertezze. Anzi, è l’unico punto fermo in una squadra che davvero può cambiare da cima a fondo senza perdere di efficacia, a parte Butez per il momento. Un 4-3-3 che Fabregas può gestire bene grazie alle qualità dei suoi uomini.

Mercoledì si è scelto un centrocampo teoricamente meno fantasioso, affiancando a Perrone il duo Caqueret-Da Cunha. Ma poi la cosa più bella della partita, degna del miglior fantasista, è arrivata proprio dai piedi di Da Cunha. È stato bellissimo rivedere il miglior Diao, dirompente come sempre ma anche più affinato nella gestione delle situazioni, e capace di ripiegare in difesa quando serve. Si è visto un altro rigore, come è accaduto già in Como Cup gli inserimenti degli esterni possono creare situazioni che l’anno scorso erano più rare. Insomma, una squadra decisamente più completa in tutto. E molto più capace di supplire a inevitabili alti e bassi dei singoli, perché le alternative sono subito pronte. In questo senso è stato positivo l’esordio del giovane Ramon in difesa, sicuro, propositivo, attento.

Il fiuto del gol di Azon

C’è un aspetto negativo? Sì, c’è. Quella rissa che ha chiuso il primo tempo, e che ha portato il Betis ad accusare il Como di gioco troppo duro. Situazioni sempre condannabili, anche se il primo schiaffo è partito da Fornals nei confronti di Perrone, che poi ha reagito colpendo a sua volta l’avversario. Da lì, tutti contro tutti, a testimonianza che il clima si era già surriscaldato per tutto il primo tempo.

C’è stato anche un battibecco tra i due allenatori, con Pellegrini che ha accusato Fabregas per presunti comportamenti violenti dei giocatori del Como. In questa atmosfera, e in casa degli avversari, il Como è comunque riuscito a vincere. E non certo grazie a colpi proibiti. Ultima considerazione, il fiuto del gol di Azon. Che dovrebbe lasciare il Como, ma a questo punto davvero finirà così?

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