(Foto di Cusa)
Non cancellare quello che è successo a San Siro contro l’Inter potrà aiutare a migliorare e maturare
Una batosta del genere non capitava da oltre un anno, quando il Como fu sconfitto dalla Lazio per 1-5. Ma allora era una squadra ancora in piena costruzione, stavolta la storia è diversa. Con qualche attenuante in più, l’Inter di oggi non è la Lazio dell’anno scorso, ma anche con un po’ di alibi in meno.
Nessun processo, lungi da noi, sarebbe assurdo mettere in discussione il valore del Como, dei suoi giocatori e del lavoro di Fabregas, parlando in generale. Ci sono ampie dimostrazioni di quanto di positivo ci sia nel cammino di questa squadra, a cominciare dalla sinora meritatissima posizione di classifica.
Ma una lezione da San Siro bisogna portarla a casa, per forza. Un aspetto è quello già dichiarato subito da Fabregas dopo la partita, ovvero quanto il Como debba ancora fare per arrivare a certi livelli. E qui parliamo di qualità individuali, anche a livello di personalità, inevitabili vista la giovane età di molti giocatori. Che un po’ di emozione stavolta l’hanno visibilmente pagata, a dispetto della sfrontatezza e del coraggio dimostrato in altre situazioni. Ma ci può stare.
Di fatto, però, diventa difficile stavolta archiviare tutto con il refrain consueto, noi facciamo il nostro gioco, costi quel che costi. Perchè giocare a viso aperto una partita è una cosa, e al Como l’abbiamo visto fare tantissime volte, esporsi così ai rischi è un’altra. L’Inter avrebbe vinto lo stesso? Forse sì, è una squadra oggettivamente superiore.
E non solo al Como, ma forse a tutte le altre. Ma nel bel mezzo di un assalto feroce come è stato quello nerazzurro a inizio partita, quattro corner nei primi quattro minuti, in quella fase iniziale di grande difficoltà vedere i difensori del Como oltre la metà campo anziché proteggere la porta ha fatto un po’ specie. E infatti è arrivato il gol.
Certo, poi il Como ha provato a reagire. Ma con una partita già compromessa, e a quel punto già difficilissima. Poi la seconda rete purtroppo ha interrotto quello che poteva essere il momento cruciale per pareggiare. Ed è stata una rete presa veramente male, specie da parte di una difesa che fino a quel momento era la migliore del campionato.
Un episodio negativo che sì, forse in questo caso è stata una conseguenza dell’emozione, del particolare timore che inevitabilmente la situazione, e la forza degli avversari, incutevano. Ma già questo, purtroppo, è un segnale di inferiorità.
E a quel punto oggettivamente recuperare era un’impresa impossibile.
Qualcuno ha sgranato gli occhi quando Fabregas ha detto di non aver visto differenze tra il Como e l’Inter, a parte la bravura dei loro attaccanti. Di certo non chi conosce meglio Fabregas e lo sente parlare tutte le settimane.
E sa che Cesc la differenza l’ha vista, eccome se l’ha vista. Ma gli è piaciuto anche vedere i suoi ragazzi provarci comunque, finchè hanno potuto, perchè è questo che lui intendeva dire. La lezione di San Siro però rimane. E sicuramente aiuterà. Perchè vedere il Como in balìa dell’avversario, perlomeno in alcune fasi della partita, non succede spesso, non succede anzi quasi mai.
Non era successo nemmeno l’anno scorso, quando il Como pur perdendo aveva sorpreso in positivo. Tornare un passo indietro non può che fare bene
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