
( foto ansa)
Intervista con il professionista, comasco “acquisito”, alla vigilia della partenza della corsa rosa
Quinta partecipazione consecutiva al Giro d’Italia quella che sta per avviare Lorenzo Fortunato. Il corridore bolognese ma dal 2021 comasco d’adozione per ragioni di cuore (dal nome Veronica, ragazza erbese divenuta sua moglie il settembre scorso), è reduce da un ottimo quarto posto nella classifica generale del Giro di Romandia (dove ha vinto una tappa ed è giunto terzo in un’altra), tradizionale gara d’avvicinamento e di rifinitura verso la corsa rosa.
Curiosità: proprio domani, nel giorno in cui dall’Albania prenderà il via il Giro, il portacolori dell’Xds Astana compirà 29 anni. Ieri, giornata di presentazione ufficiale delle squadre, l’abbiamo raggiunto telefonicamente a Tirana per fare un po’ il punto della situazione e comprendere quali saranno attese e prospettive.
Direi bene, supportato da un’ottima condizione e di sicuro motivato per disputare un grande Giro. Sono soddisfatto di ciò che ho fatto al “Romandia” anche perché si tratta di una corsa World Tour. Mi aspettavo di essere in forma, ma sinceramente non di andar così forte. Posso quindi dire di essere fiducioso per queste tre settimane che mi attendono.
No, perché con due tappe a cronometro non è che potessi far tanto meglio. Anzi, proprio alla luce di ciò, avrei messo la firma per chiudere in quarta piazza. L’unico rimpianto è quello di non aver preso per soli due secondi la maglia di leader prima dell’ultima tappa contro il tempo. L’avrei poi persa di sicuro, ma sarebbe stata una soddisfazione poter correre con quella maglia anche solo per un giorno.
Non dedicherò particolare attenzione alla classifica e mi concentrerò di più su alcune tappe nelle quali vorrò essere protagonista. Che, tradotto, significa puntare a vincerne qualcuna.
Quelle di montagna. Appena la strada sale un po’, quelle sono le mie tappe.
No, mi muoverò anche prima. Già qui in Albania se ci sarà possibilità proverò a inventarmi qualcosa per capire che aria tira. Ovvio, però, che il focus sarà sulle frazioni più impegnative e quelle sono concentrate in particolare nella terza settimana.
Diciamo che io e Poels siamo potenzialmente i candidati principali a farlo, ma questa non dovrà essere un’ossessione. Poi strada facendo vediamo come si mette.
Quella era stata anche la mia prima vittoria da professionista che mi diede una grande emozione e mi fece conoscere nell’ambiente. Nel frattempo mi sono imposto anche in altre gare, ho partecipato a diverse corse World Tour, sono certamente più maturo e più pronto. Certo che ho voglia di tornare ad alzare le braccia al cielo anche al Giro d’Italia. Non nascondo che sia questo il mio obiettivo.
Sì, senza dubbio.
Onestamente, non ci sono le farfalle nello stomaco che avevo alla mia prima partecipazione, ma è sempre una bella attesa.
Secondo me può diventare un discorso un po’ più ampio. Ci sono tanti leader nelle diverse squadre. Quei due sono forti, ma nessuno di loro è Pogacar... Per cui potrebbe succedere anche qualcosa che non ci aspettiamo.
Ci sarebbe anche Pellizzari nella Red Bull-Bora, ma credo che dovrà votarsi alla causa Roglic.
Quella in Trentino mi sembra la più tosta, ma pure quelle di Champoluc e del Sestriere sono molto impegnative. Di sicuro faranno la differenza maggiore.
Dodicimila da inizio anno.
Premesso che non importa quanti, ma come, ossia più la qualità della quantità, direi che ho trottato abbastanza. Aggiungo che rispetto al passato il trend è quello di calare le ore in bici. Non ci straalleniamo più come una volta, si curano maggiormente alcuni dettagli. Resta il fatto che si fa sempre fatica...
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