
Fortunato: «Io sereno alla Vuelta. Un cacciatore di tappe, senza far classifica»
Il corridore erbese a tutti gli effetti al via domani della corsa a tappe spagnola
Settima partecipazione in arrivo a un grande Giro per Lorenzo Fortunato. Il corridore emiliano, ma ormai erbese a tutti gli effetti, ha già alle spalle cinque Giri d’Italia e una Vuelta di Spagna (quella dello scorso anno chiusa al 16° posto) che ora sta per bissare. Perché domani sarà alla partenza dell’edizione numero 80, con il via da Torino (Venaria-Reale) per tre frazioni interamente su suolo italiano. La conclusione il 14 settembre a Madrid e si concluderà a Madrid dopo 3.151 chilometri, 46 Gpm e 23.745 metri di dislivello (dieci, addirittura, le tappe con arrivo in salita). Fortunato sarà uno dei 18 corridori italiani al via
Lorenzo, in quali condizioni di forma si presenta alla corsa spagnola?
Dopo la Vuelta a Burgos (a inizio agosto, con il secondo posto in classifica generale, ndr) non sono stato benissimo. Niente febbre, ma qualche problemino fisico l’ho accusato. Ora vengo da una settimana in altura a Livigno che mi ha restituito buone sensazioni. Insomma, credo di essermi ripreso bene e alla Vuelta vado molto motivato.
A Livigno era con la squadra?
No, perché non si è trattato di un vero e proprio ritiro, bensì di una mia scelta. Per questo ho voluto che accanto a me ci fosse mia moglie Veronica.
Obiettivi personali nell’imminenza della Vuelta?
Punto alle tappe, così come già al Giro d’Italia.
Dall’ultima corsa rosa è peraltro uscito con la maglia azzurra di miglior scalatore: pensa che possa ambire al bis in Spagna?
Ci sono tante tappe con arrivi secchi, dove ritengo che Vingegaard possa prendere tantissimi punti. Inoltre, il cast di scalatori è molto più nutrito rispetto al Giro. Diciamo che la maglia a pois (quella dei gpm, appunto, ndr) non rappresenta il focus principale.
Ha accennato a Vingegaard: lo ritiene il principale favorito alla vittoria nella corsa?
Più che il principale, oserei dire l’unico...
Davvero nessuno potrà essere in grado di impensierirlo?
Credo proprio di no.
Quali corridori potrebbero avere almeno ambizioni da podio finale?
La coppia della Uae composta da Ayuso e Almeyda è senza dubbio di altissimo livello e dovrebbe piazzarsi subito dietro il danese. Non trascurerei O’Connor, terzo l’anno scorso, e Ciccone.
Anche se Ciccone ha pubblicamente dichiarato di non voler far classifica, ma di puntare alle tappe e alla maglia della montagna. Perché, dice lui, anche un quarto posto avrebbe minor valore dell’abbinata tappa-maglia. È d’accordo?
Non so se “Cicco” abbia mia chiuso tra i dieci un grande Giro (in effetti, no, ndr), mentre di successi in singole tappe ne ha già conseguiti. Per questo motivo, fossi in lui, ambirei a far bene nella generale anche perché ha una gran gamba.
Se fosse in lui, ha detto. E se invece fosse in lei...?
Direi altrettanto.
Perché lo dice e non lo fa?
Se dopo la prima settimana mi accorgerò di essere tra i cinque migliori scalatori, allora potrei anche farci un pensierino. Ma intanto si parte senza stress.
Differenze rispetto a quando si è presentato al via un anno fa?
Mi sento più forte di allora perché i risultati nel frattempo ottenuti mi hanno restituito parecchia tranquillità.
E che Vuelta sarà?
La solita. Nel senso che è la classifica corsa per scalatori. Dei tre grandi Giri quello più adatta a noi, insomma. La Vuelta è dura, ma se vai forte in salita non hai problemi. E poi non è così nervosa come il Giro d’Italia.
Quale sarà il focus della sua squadra, l’Xds Astana?
Correremo come al Giro d’Italia, ossia puntando alle tappe e comunque ai piazzamenti perché i punti in un’ottica complessiva sono troppo importanti per una team come il nostro.
Quali scalatori oltre a lei in squadra?
Sicuramente Higuita, Tejada e pure Poels. Ciascuno di noi può ambire a combinare qualcosa di buono giorno per giorno.
Torniamo a Livigno.
Prima di Burgos avevo passato lassù tre settimane di fila, in ritiro.
Di montagne in quella zona ce ne sono veramente un sacco, ma qual è quella che più ha nel cuore e che più la emoziona quando la scala?
Senza dubbio il Mortirolo è quella che mi dà più soddisfazione di tutte perché è la più impegnativa. Da qualsiasi versante la affronti mi conquista ogni volta. Ciò detto, in realtà in gara l’ho sempre sofferta e non mi spiego il perché.
Ampliamo l’orizzonte: a fine settembre in Ruanda si correrà il Mondiale ritenuto il più duro della storia. Sembra dunque adatto alle sue caratteristiche. Un pensierino lo fa?
Certo che sì, penso di essere uno di quelli in lizza per una maglia azzurra. Una buona Vuelta aprirebbe la porte, ma questo è un discorso che vale anche per altri.
Qualcuno già sicuro di rappresentare l’Italia?
Credo Ciccone perché ha dimostrato di saper vincere su percorsi del genere. Ritengo che anche Caruso abbia chance e vedo bene Pellizzari.
Torniamo all’attualità: la intriga la partenza da Torino?
Sì, sono contento si parta dall’Italia, è una motivazione in più. L’anno scorso il via era stato in Portogallo e mi era piaciuto.
Sua moglie seguirà qualche tappa?
Sicuramente sarà a Torino e poi, se ci arriverò..., l’aspetto a Madrid.
© RIPRODUZIONE RISERVATA