Antitrust, sanzione 936 milioni a sei compagnie petrolifere

(ANSA) - ROMA, 26 SET - L'Antitrust ha deciso una sanzione per oltre 936 milioni complessivi a Eni, Esso, Ip, Q8, Saras e Tamoil per intesa restrittiva della concorrenza.

Lo si legge in una nota.

Dall'istruttoria, avviata grazie a un whistleblower, è emerso che i principali operatori petroliferi si sono coordinati per determinare il valore della componente bio inserita nel prezzo del carburante.

L'Autorità ha accertato un'intesa restrittiva della concorrenza nella vendita del carburante per autotrazione per tutte le parti, fatta eccezione per Iplom e Repsol. Ha sanzionato Eni per 336.214.660 euro, Esso per 129.363.561 euro, Ip per 163.669.804 euro, Q8 per 172.592.363 euro, Saras per 43.788.944 euro e Tamoil per 91.029.755 euro. Secondo l'Autorità è emerso che Eni, Esso, Ip, Q8, Saras e Tamoil si sono coordinate per determinare il valore della componente bio inserita nel prezzo del carburante (componente introdotta dalle compagnie per ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa in vigore). Il cartello ha avuto inizio il 1° gennaio 2020 e si è protratto fino al 30 giugno 2023. Il valore di questa importante componente del prezzo è passato da circa 20 euro al mc del 2019 a circa 60 euro al mc del 2023". In una nota Q8 replica e "desidera manifestare la propria sorpresa per l'esito della procedura, certa che il proprio operato si sia sempre attenuto al pieno rispetto della normativa vigente, compresa la disciplina in materia concorrenziale e di tutela del consumatore, nonché ai più alti standard di etica commerciale". "L'Azienda si riserva di analizzare nel dettaglio le motivazioni del provvedimento, traendone le opportune conseguenze anche in termini di eventuale impugnativa innanzi al Tar". Dura la reazione dell'Eni che definisce la decisione "incomprensibile e infondata" e "basata su un totale travisamento dei fatti e del mercato" e preannuncia che "tutelerà le proprie ragioni in sede giurisdizionale" contestando anche la "sanzione abnorme" e il danno reputazionale: "Un simile approccio, purtroppo non nuovo da parte dell'Autorità - afferma inoltre l'Eni - rischia di penalizzare ulteriormente gli investimenti industriali italiani nella transizione energetica". (ANSA).

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