Nuovi potenziali   bersagli terapeutici  per il trattamento dell'   Alzheimer  sono stati   scoperti  grazie all’utilizzo di   organoidi cerebrali  , ovvero   modelli del cervello  che   riproducono  i   meccanismi  alla base della   malattia  . Lo studio, guidato dalla ShanghaiTech University in Cina e   pubblicato  sulla rivista Stem Cell Reports, ha permesso di   ricostruire in laboratorio  le   alterazioni precoci  tipiche di   rare forme ereditarie di Alzheimer  che insorgono in   età giovanile  . 
 
 Gli organoidi,   ottenuti dalle cellule staminali dei pazienti  , presentano   caratteristiche  specifiche dell'   Alzheimer,  come l'   aumento della proteina amiloide  , un   numero inferiore  di   neuroni maturi  e una   maggiore mortalità cellulare  . Tra le   alterazioni genetiche individuate  , è emerso un   calo  nell’   espressione  del   gene TMSB4X  , che produce una   proteina antinfiammatoria  chiamata   timosina beta-4  . Così come negli organoidi cerebrali, l'espressione del gene è risultata ridotta anche nei neuroni prelevati post-mortem da pazienti affetti da Alzheimer. 
 
 Gli   organoidi trattati con timosina beta-4  hanno mostrato una   riduzione dell’amiloide  , un   aumento dei neuroni sani  e una   normalizzazione dell’espressione genica  . Risultati simili sono stati ottenuti   anche in topi  con Alzheimer familiare, dove la terapia ha inoltre ridotto l’infiammazione e prevenuto l’iperattivazione neuronale, un segno distintivo dell’Alzheimer. 
 
 I risultati dello studio dimostrano come gli   organoidi cerebrali  possano rappresentare un   potente strumento  per individuare   nuovi approcci terapeutici  nella lotta contro l’Alzheimer. Saranno invece necessari   ulteriori studi  per   verificare  la   sicurezza  e l’   efficacia  della timosina beta-4 nei pazienti.
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