Dall'IA la musica dei terremoti, i tracciati diventano note

Non soltanto tracciati che aiutano a studiare i terremoti: i dati dei sismogrammi diventano note musicali e, combinati con immagini , entrano a far parte di un'opera mai uguale a sé stessa e che nasce dal dialogo fra natura, macchina ed essere umano . Così l' intelligenza artificiale è diventata uno strumento al servizio dell'arte nel progetto nato dalla collaborazione tra l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Filippo Gregoretti, artista, musicista, ed esperto di programmazione. "Penso che la rivoluzione dell'intelligenza artificiale sia inevitabile, ma può essere influenzata. Possiamo appropriarcene e renderla uno strumento di crescita , non solo materiale", dice Gregoretti.

E' lui a scrivere gli algoritmi dai quali nascono le sue opere , ogni volta diverse e irripetibili . "Sono algoritmi che apprendono mentre creano e - osserva - sono in grado di adattarsi a una situazione creativa permanente ". Nascono così opere che possono "mutare ed evolvere, generando un discorso audiovisivo sempre diverso e in grado di creare senza ripetersi per l'eternità, trascendendo la caducità delle macchine fisiche su cui sono ospitate".

Si chiama "Matra - Il canto del pianeta", l'opera nata dalla collaborazione con l'Ingv, che ha messo a disposizione i sismogrammi. "Grazie all'Ingv ho potuto lavorare su dati accessibili solo ai ricercatori. Si è aperta così - prosegue - una nuova linea di ricerca , nella quale il dato crea delle linee melodiche che la personalità artificiale traduce in musica". Matra è "un'opera audiovisiva intelligente ed evolutiva basata su Amrita, una personalità artistica artificiale " creata dallo stesso Gregoretti e "in grado di interpretare i dati geoscientifici rilevati dall'Ingv, e convertirli in un flusso coerente di armonia musicale e visiva, generando in tal modo l'espressione artistica della Terra, e favorendo quindi un'esperienza in connessione con l'intero pianeta".

E' il risultato di un percorso nato negli anni '80, dalla grande passione che da bambino Gregoretti aveva per l'informatica, la musica e le arti visive. "E' stato allora che ho iniziato a programmare. Chissà se tutto è nato dal fatto che il pc di allora non aveva videogiochi".
Proprio i videogiochi sono stati una sorta di ispirazione della ricerca che per 20 anni lo ha portato ad aprire in Svezia, nel 1992, uno dei primi studi per creatività digitale e online, e poi nel 1994 a fondare, a Roma, NeT-ArT, uno dei primi portali sull'arte contemporanea; nel 2004 si è trasferito a Pechino e fino al 2014 ha lavorato fra Europa e Asia.

E' tornato in Italia nel 2017 e due anni più tardi ha considerato "matura" Amrita, "un' Intelligenza Artificiale sui generis , nel senso che non è allenata preventivamente per risolvere un problema specifico, ma apprende durante il suo percorso creativo , evolvendo in direzioni inaspettate ".
L'opera d'arte, dice Gregoretti, "è l'algoritmo stesso, indipendentemente di ciò che riesce a creare".

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