Ansa Tecnologia
Giovedì 10 Aprile 2025
Il Dna dei primati non ha più segreti, aperti nuovi scenari dell'evoluzione
 E' stata finalmente   completata  la   mappa del Dna  dei   primati  : non ci sono più zone buie nei genomi di   scimpanzé  ,   bonobo  ,   gorilla  ,   oranghi  e   siamango  e avere questo quadro completo apre   nuovi scenari    sull'evoluzione  così come sulle   relazioni fra gli esseri umani e gli altri primati.  
   Pubblicato  sulla rivista Nature, il risultato si deve al lavoro di squadra di   160 ricercatori  di tutto il mondo, compresi italiani dell'Università di Bari, coordinati da Dong Ahn Yoo, del dipartimento di Scienze genomiche della University of Washington School of Medicine a Seattle. 
 
 Per la prima volta i   genomi  completi delle grandi scimmie sono stati   letti da cima a fondo  ,   senza errori  o   interruzioni  , grazie a tecnologie all'avamgiardia che hanno permesso di raggiungere un'accuratezza record. 
 
 "S   i aprono scenari completamente nuovi  per comprendere l'   evoluzione della nostra specie  e dei   primati  a un   livello di dettaglio  che fino a ieri era semplicemente   impensabile  ", osserva Mario Ventura dell'Università 'Aldo Moro' di Bari, che è fra gli autori dell'articolo con i colleghi Francesca Antonacci, Francesco Montinaro e Luciana de Gennaro. "Disporre di genomi completi - prosegue Ventura - ci consente di   esplorare regioni del Dna    finora inaccessibili  , quelle più complesse, ripetitive, e quelle coinvolte nei   processi regolatori  , nello   sviluppo del    cervello  o nelle   risposte immunitarie  ". 
 
 "I   dati  che abbiamo generato - rileva ancor Ventura -   serviranno per decenni  , aprendo   strade promettenti  nello studio delle   malattie genetiche  , del funzionamento del   sistema immunitario  e dei   meccanismi cerebrali più profondi  ". 
 
 E' una   miniera di informazioni  , quella portata alla luce da questa ricerca, che ha permesso di indivuare   più di 3.000 nuove regioni del Dna  che si sono   evolute rapidamente  lungo la   linea umana  , molte delle quali   associate  a   geni  importanti per funzioni complesse come lo   sviluppo cerebrale  e la   vocalizzazione  . Sono venuti alla luce anche   migliaia di geni finora sconosciuti  , anche questi coinvolti nell'   evoluzione del cervello    umano  e diventa possibile stabilire che   esseri umani e scimpanzè  hanno   separato  le loro strade evolutive   tra 5,5 e 6,3 milioni di anni fa  . 
 
 Non si tratta solo di nuove conoscenze, ma di   strumenti  che in futuro potrebbero   aprire  la strada a   nuovi studi  sulle   malattie genetiche  e   immunitarie  , come sui   meccanismi evolutivi  legati al   cervello  e al   linguaggio  umano. Come sottolineano gli autori della ricerca, questa nuova base genomica sarà una   risorsa fondamentale per decenni  , destinata a   rivoluzionare  il nostro   modo di studiare l'evoluzione  .
© RIPRODUZIONE RISERVATA