Parco naturale del Monte Rosa, partita la raccolta firme

(ANSA) - AYAS, 06 AGO - È partita la raccolta firme per la campagna di sostegno per l'istituzione del Parco naturale del Monte Rosa. "Per realizzare il ru Courtoud, in questi giorni senza acqua, seicento anni fa hanno lavorato due intere generazioni per costruire un futuro a chi sarebbe arrivato dopo - dice Marcello Dondeynaz, referente del comitato Ripartire dalle Cime Bianche, promotore dell'iniziativa -, noi ora ragioniamo a breve termine, basandoci sul ritorno immediato a scapito di tutti e tutto. L'auspicio di creare un parco naturale è un tentativo di rottura di questo schema, per recuperare e valorizzare le unicità del territorio".
Turismo, unito a cultura, ricerca e divulgazione scientifica.
Sono questi i pilastri portanti del comitato che punta alla realizzazione di un parco naturale regionale che comprenda il sito della rete europea Natura 2000 "Ambienti glaciali del gruppo Monte Rosa", l'area di interesse naturalistico Ef1 individuata dal Comune di Ayas, che si estende al Vallone di Nana e alla zona a monte di Saint-Jacques, e il Vallone di San Grato a Issime. L'obiettivo è quello di raccogliere diecimila firme e diecimila euro entro il 2026, tramite la piattaforma di crowdfunding buonacausa.org. "Vogliamo agire su due fronti - dice Dondeynaz -, fare in modo che ci sia una vasta mobilitazione dal basso e continuare con una serie di attività, come le borse di studio per la ricerca e il censimento dei manufatti in pietra ollare presenti ad Ayas coerenti con il nostro obiettivo".
Le testate della Val d'Ayas e della Valtournenche "hanno pochi eguali, per questo sono state definite siti di Natura 2000" dice Massimo Bocca, etologo ed ex direttore del Parco del naturale del Mont Avic. Ma il Vallone delle Cime Bianche non è da tutelare solo per l'aspetto naturalistico. A livello geologico, è possibile vedere "tracce del fenomeno, ancora in atto, di avanzamento della placca africana, che, collidendo con quella europea, milioni di anni fa ha creato le Alpi - dice Rodolfo Soncini Sessa, professore ordinario a riposo di Gestione delle Risorse naturali al Politenico di Milano -, si tratta del posto di gran lunga migliore per osservare questo fenomeno. Abbiamo un tesoro unico in casa e vogliamo distruggerlo con un impianto sciistico meno attrattivo di altri". All'aspetto naturalistico e geologico, si sommerebbe anche quello storico, con tracce della cultura Walser, soprattutto nel Vallone di San Grato, e, tornando indietro ai secoli dell'Alto Medioevo, ai vasi in pietra ollare realizzati nella vallata. "Il commercio di questi manufatti ha avuto una diffusione notevole, con reperti trovati in Liguria e al confine con la Spagna - dice l'archeologo Mauro Cortelazzo -, anche in alcune tombe merovingie. Si trattava di un prodotto molto ricercato che si è diffuso in un momento di grande difficoltà dei commerci". (ANSA).

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