Vent’anni dall’omicidio di Teresa Lanfranconi. L’assassino, Giovanni, e i suoi fantasmi: oggi è libero

L’omicida Lo arrestarono a Gardaland, fu dichiarato seminfermo di mente: finì condannato a 17 anni e quattro mesi

Teresa Lanfranconi muore il 18 giugno del 2003, in via dei Vivai, a Mariano Comense, pochi minuti dopo avere lasciato il negozio di fotografia dello zio Franco Cappellini, in via Cavour. Su quel vicolo di terra e ghiaia tra i campi e la ferrovia la soccorre per primo un passante che porta a spasso i cani. Non ci sarà nulla da fare.

«Un pazzo, solo un pazzo può aver fatto una cosa simile». Il primo a spendere l’ipotesi che l’assassinio sia anche conseguenza del caso, di un destino che quando ci si mette sa rivelarsi di inaudita crudeltà, è Fabio, il fidanzato di Teresa: «Nessuno l’aveva mai infastidita», giura, ma in realtà non è proprio così.

Si scoprirà che qualche giorno prima - settimane, probabilmente - un tale Giovanni aveva già provato ad avvicinarla, e proprio su quella stessa identica strada, finendo per essere respinto. Quel Giovanni di cognome fa Gambino, ha 19 anni, operaio, è alto e magrolino e ad Anzano del Parco, dove vive con la famiglia, lo chiamano “lo strano”. Ha la fissa per le ragazze. A dicembre ne ha già aggredita una, una commessa di un supermercato di Erba. Sono proprio i genitori di Giovanni a mettere i carabineri sulla buona strada: «È sparito da una settimana», riferiscono. Lo troveranno a Gardaland, dove finalmente riaccende il cellulare rispondendo agli investigatori che gli stanno alle calcagna. È sulle montagne russe: «Sono lontano, mi sto divertendo». Sua madre si dispera: «Quel mio figlio sfortunato». Quando i carabinieri lo portano via, lui tiene la testa bassa. Muto. In tasca ha il cellulare di Teresa.

Nel gennaio del 2004, due psichiatri dell’Istituto di medicina legale di Milano, lo dichiareranno seminfermo di mente: diranno che Gambino capisce, sa di avere ucciso ma non è pienamente in grado di intendere e di volere, o perlomeno non lo era quando nel dicembre del 2002 aveva aggredito quella commessa all’Effe3 di Erba e meno che mai quando uccise Teresa. A Como, in primo grado, fu condannato a 18 anni e quattro mesi, che la Corte d’appello ridusse a 17 anni e otto mesi. Una decina d’anni più tardi fu scarcerato e trasferito all’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere. Oggi Giovanni Gambino ha quarant’anni, ed è un uomo libero. Di cui si sono perdute le tracce.

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