Tanti per l’ultimo saluto a Ennio Galetti: la maglia del Cantù San Paolo sul feretro

Il lutto Una vita da calciatore e da allenatore, vicepresidente del mitico salto in serie D nel 2009. La scomparsa a causa della Sla. Il funerale a Fecchio. Don Xodo: «Gioca ora in un mondo nuovo»

La maglia e la bandiera del Cantù San Paolo sulla bara. E i ragazzi di un tempo diventati adulti al funerale del loro mister. È stato un ultimo saluto commosso per Ennio Galetti, morto a 75 anni, per una vita allenatore di calcio, calciatore prima in Como, Meda e Cantù, vicepresidente della società sportiva fondata negli anni Ottanta da Pierino Frigerio - scomparso nel 2011 - un’avventura partita proprio dall’oratorio di San Paolo per educare i ragazzi, per mezzo dello sport, ai valori della vita e culminata con la mitica promozione in Serie D nel 2009.

Ex imprenditore

I funerali, ieri mattina, dalle 11, a San Carlo, a Fecchio. Numerosi amici e parenti sono arrivati anche ad Alzate per abbracciare il figlio Nicolò e la moglie Katia Girgi. Galetti, morto a 75 anni dopo due anni e mezzo di Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, malattia degenerativa diagnosticata quando Galetti ancora non aveva rinunciato alla sua corsetta abituale, una vita da sportivo anche negli anni della pensione, a riposo dopo aver avuto un’impresa edile.

Con riferimenti al Vangelo, don Fidelmo Xodo, prevosto della Comunità San Vincenzo, ha sottolineato che «nella vita non c’è bisogno di molte cose. Per la preparazione di una partita ci vogliono delle buone scarpe e non ci si può dimenticare di quello che serve. Gesù ci dice che dobbiamo essere sempre pronti, sempre in attesa di un momento importante, e l’incontro con il Signore Gesù, per chi crede, è davvero importante. Ennio è entrato nel campo di un mondo nuovo, che non conosciamo se non per sentito dire, perché ce l’ha raccontato Gesù. “Voi sarete con me nel Regno di Dio”».

«Sappiamo poche cose - ha aggiunto - ma ci fidiamo della parola di Gesù. Ennio gioca ora in un mondo, in un cielo e in una terra nuova. Dove non si può dimenticare quello che di bene ha fatto, quello che ha seminato in questo mondo. Il Signore lo accolga. Offriamo la sofferenza di Ennio di questi ultimi tempi, di questi ultimi anni. Dio veda in lui la croce di Gesù e lo accolga in paradiso».

Don Fidelmo ha cercato di portare conforto anche alla famiglia: «Che nel cuore di Katia ci sia la pace di sapere che il loro marito è nel Signore, e continua a essere presente in un modo nuovo anche in questa terra. La moglie mi diceva di ricordare a tutti il bene che ha fatto con i ragazzi: ora qui davanti c’è la bandiera, la maglia. Nel loro ricordo c’è un ricordo buono. Ringraziamo tutti coloro che in questi giorni hanno ricordato, tenuto in mente e manifestato, i sentimenti alla moglie e al figlio, per la perdita di un uomo. Coloro che hanno ricevuto beneficio: i suoi ragazzi dello sport hanno manifestato di aver raccolto i frutti di un’educazione che ha seminato, e questa è una grande soddisfazione, una grande consolazione. Vogliamo pregare per tutti, per come l’abbiamo conosciuto. Il Signore Gesù non lascia morire le persone, le accoglie. La nostra preghiera ha un significato, un valore importante. Affidiamolo alle braccia misericordiose del Signore».

«Ciao, amico mio»

Tra i presenti, anche il presidente del Cantù San Paolo Gennaro Novelli e l’assessore allo sport Isabella Girgi. Sul libro delle partecipazioni, alcune frasi significative lasciate da chi l’ha conosciuto. «Ciao amico mio, con tutto il cuore». «Ciao, grazie di tutto».

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